A oltre due settimane dal voto mancano ancora i risultati ufficiali. Ma i bene informati sostengono che la consultazione dello scorso dicembre per il rinnovo dei consigli di amministrazione del Consorzio a guida Brolli, stavolta sia andata ancora peggio: meno di 900 votanti.
Più o meno la metà dei Consorzi di bonifica emiliano-romagnoli hanno pubblicato sui rispettivi portali i risultati del voto di dicembre per il rinnovo dei consigli di amministrazione. E fra questi non c’è il Consorzio di bonifica della Romagna, che non brilla per trasparenza e non si candida nemmeno al titolo di Speedy Gonzales della bonifica: le elezioni si sono svolte dal 16 al 19 dicembre scorso ma gli esiti ancora non si conoscono. I bene informati assicurano però che dei 418.198 aventi diritto nelle province di Rimini, Ravenna, Forlì-Cesena i votanti effettivi sarebbero stati meno di 900, con la provincia di Ravenna leggermente avanti per numero di partecipanti, seguita da Rimini e Forlì-Cesena.
Nel 2010 furono 2.116 e dunque un tonfo, rispetto a percentuali che già erano da prefisso telefonico, di circa il 60% in meno. Fra i risultati noti ufficialmente ad oggi in ambito regionale, quello della Romagna sarebbe dunque quello peggiore, anche se, a differenza del Consorzio di bonifica dell’Emilia Centrale, che ha visto 13.521 consorziati partecipare alla consultazione, gli altri si attestano su percentuali decisamente basse.
Un flop clamoroso per il Consorzio della Romagna, che con circa lo 0,20% di votanti, si appresta a nominare una pletora di consiglieri che, guidati da un presidente ben remunerato (pare scontata la riconferma di Roberto Brolli), gestirà per il quinquennio 2016-20 circa 20 milioni di euro l’anno derivanti dal contributo obbligatorio che tutti i proprietari di terreni e di fabbricati devono pagare, più altre somme stanziate da Stato e Regione.
Sull’astensionismo ha pesato la quasi totale disinformazione, ma anche la considerazione pressoché nulla di cui godono questi enti agli occhi dei cittadini contribuenti, costretti a pagare l’ennesima gabella senza che possano rendersi conto di dove finiscono i loro soldi (sul sito del Consorzio romagnolo non vengono pubblicati nemmeno i bilanci integrali).
Eppure, stante questa situazione, la politica tace (fatta eccezione per movimento 5 stelle e consigliere regionale Tommaso Foti di FdI) e quasi tutto il mondo delle associazioni di categoria acconsente, visto il silenzio. Il risultato è che una rappresentanza eletta con numeri risibili governerà un ente di dimensioni territoriali, demografiche ed economiche (complessivamente oltre 60 comuni, la quasi totalità in Emilia Romagna ma ce ne sono 3 anche in Toscana, per una superficie totale che supera i 350 mila ettari) che avrebbe bisogno di ben altra governance.
8 gennaio 2016. Aggiornamento dei dati pubblicati nell’articolo che precede. Solo oggi il Consorzio di Bonifica della Romagna ha pubblicato i risultati ufficiali della consultazione di dicembre, confermando la nostra anticipazione: su un totale di 856 voti, quelli validi sono stati 801 (49 nulle e 6 bianche). Di cui 647 alla lista “Romagna per la bonifica” e 154 alla lista “Terra e Acqua”. Questa ridicola, pressoché inesistente, percentuale di elettori, ha eletto per un altro quinquennio la bellezza di 22 componenti del consiglio di amministrazione: 17 in quota “Romagna per la bonifica” e 5 alla lista “Terra e Acqua”.
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