I reati denunciati in provincia di Rimini scendono dello 0,41%. Ma la città si piazza subito dopo Milano e Roma per i furti. E il Sindacato unitario
I reati denunciati in provincia di Rimini scendono dello 0,41%. Ma la città si piazza subito dopo Milano e Roma per i furti. E il Sindacato unitario lavoratori polizia municipale spiega che c’è molto da fare, cominciando dalle assunzioni del personale, perché attualmente mancano 30 agenti all’organico. Per non parlare dello scandalo della nuova sede della Questura.
Puntuale come le feste comandate, arriva l’elaborazione del “Sole 24 Ore” sulla sicurezza, che si basa sui dati 2014 del Dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell’Interno. La denuncia dei reati è in calo in tutta Italia rispetto al 2013 e in questo trend anche Rimini non fa eccezione. Rispetto ai 2,9 milioni del 2013, stavolta si registra una contrazione del 2,74%, interrompendo la crescita degli scorsi anni. “Quasi tutte le tipologie delittuose risultano in ritirata, benché con percentuali diverse. Anche gli omicidi (475) sono in progressiva diminuzione e l’Italia vanta il tasso più basso tra i Paesi europei (0,8 ogni 100mila abitanti)”, spiega il quotidiano economico. La piaga dei furti si mantiene alta e “pesano per oltre la metà sul complesso dei reati: nel 2014 sono cresciuti lievemente (+1,2%), con punte però superiori in alcune tipologie: +8,12% i furti con destrezza (quasi 180mila denunce) e quasi +2% quelli in casa (256mila)”.
Il record negativo spetta a Milano, seguita da Roma e subito sotto viene Rimini (seguita da Bologna) “penalizzata dal fatto di avere una popolazione di appena 335mila persone che i flussi turistici portano però alle dimensioni di una grandi città con le relative conseguenze sul piano del rischio criminalità”. Nella categoria furti la classifica provinciale vede “in testa ancora Rimini e Milano (oltre quota 5mila), seguite da Bologna e Roma (più di 4mila casi) a fronte di una media nazionale di circa 2.600. Se si allarga la visuale al piano regionale è l’Emilia Romagna la regione che subisce la maggiore pressione, con 5.800 denunce totali ogni 100mila abitanti, seguita da Liguria e Lazio (oltre 5.600), Piemonte, Lombardia e Toscana (da 5.400 a 5mila). Le regioni più tranquille sono invece del Sud”.
Il presidente della Provincia di Rimini, Andrea Gnassi, è soddisfatto per il “calo dello 0,41 sul fronte dei reati denunciati. Un decremento apparentemente lieve che segna però un interessante dato in controtendenza dopo che tra 2012 e 2013 statisticamente si determinò un aumento delle denunce dell’8,3 per cento. Questo calo conferma i numeri già forniti negli ultimi mesi dalla Prefettura di Rimini e dalle forze dell’ordine, pur rimanendo i 27 Comuni (oggi 26) componenti il territorio riminese nella virtuale graduatoria pubblicata da Il Sole 24 Ore al secondo posto nel Paese per denunce”.
Gnassi registra con favore il riconoscimento del “Sole” sul peso attribuibile all’espansione della popolazione nei mesi estivi: “Se, da un lato, come ha più volte affermato la Prefettura scrivendo ufficialmente anche al quotidiano economico, una corretta formulazione della cosiddetta ‘correzione turistica’ determinerebbe una posizione sensibilmente differente per il territorio riminese, dal 1998 costantemente nelle ultime tre posizioni”. Per il presidente della Provincia “c’è sicuramente in Emilia Romagna una propensione alla denuncia che non è riscontrabile altrove e che, in buona sostanza, si traduce nella tenuta della relazione fiduciaria tra cittadino e istituzione. E questo è sicuramente un valore civico positivo, nonostante l’evidente penalizzazione statistica. E’ in questo senso lascia perplessi il registrare come le province emiliano romagnole o lombarde o liguri abbiano performance peggiori rispetto a quelle di altre regioni, protagoniste della cronaca più cruenta”. E aggiunge: “C’è però anche, molto probabilmente in concomitanza con l’esplodere della crisi economica, un meccanismo di ‘maggiore attrattività’ nei confronti della criminalità da parte di quei territori che meglio si difendono dalla difficile congiuntura economica. Questo, ad esempio, potrebbe spiegare l’incremento, in provincia di Rimini e negli altri territori emiliano romagnoli, di fenomeni predatori quali i furti e i borseggi , i quali determinano, peraltro, un ancora superiore aumento della percezione di insicurezza nella cittadinanza; elemento, quest’ultimo, da non minimizzare perché va incidere pesantemente sulla tenuta del tessuto di comunità, al di là dei numeri effettivi (nella tabella si notano picchi più elevati di denunce, oltretutto con una provincia a 20 Comuni)”.
Ma sarebbe da indagare anche un altro aspetto: chi assicura che invece non si stia assistendo ad una minore propensione alla denuncia visto che, in ogni caso, segnalare o meno di aver subito un furto non produce particolari cambiamenti? Denuncia una volta, denuncia due, tre e quattro, arriva il momento che anche il senso civico viene messo a dura prova.
Da ultimo Gnassi scarica le responsabilità sul governo centrale: “Da 30 anni la provincia di Rimini sta chiedendo il potenziamento permanente degli organici di polizia e la ‘promozione’ della sua Questura, ora formalmente relegata a una fascia inadeguata. E questo in virtù della particolarità di questo territorio, storicamente molto più esposto di altri, specie in estate, alle potenziali aggressioni della criminalità. Le risposte sono sempre contingenti e mai strutturali: l’evidente difficoltà di uno Stato che non ce la fa si ripercuotono sugli Enti locali che, oltre a non avere le risorse, spesso non hanno neanche le competenze di legge per intervenire. Senza uno Stato che metta la sicurezza al posto principale della sua agenda, i territori saranno costretti sempre di più a stringere i denti per tenere, piuttosto che pensare a migliorare”.
Circa un mese fa abbiamo chiesto al Sindacato unitario lavoratori polizia municipale un parere sulle politiche della sicurezza nel Comune di Rimini, raccogliendo queste valutazioni da parte del segretario romagnolo Claudio Fucchi: “Per quanto riguarda una maggiore copertura e controllo del territorio, va detto che il turno dalle 01 alle 07 del mattino, che per alcuni anni era stato interrotto per protesta dai lavoratori, veniva riattivato dal 2013 con un progetto specifico che va ad esaurirsi proprio nel corso del 2016. Tale turno, che negli anni prima della sospensione si attuava tutte le sere dell’anno, veniva riattivato dal 2013 solo per i mesi di luglio ed agosto tutte le sere e per le restanti mensilità solo sui fine settimana e nelle giornate prefestive, in quanto le ridotte disponibilità economiche dell’amministrazione comunale a seguito dei sempre massicci tagli del Governo centrale non permettevano più la copertura economica per tutto l’anno. Un altro progetto attuato dall’amministrazione Gnassi, riguarda maggiori controlli alle attività commerciali, alla prostituzione, ai rumori, alla sicurezza della circolazione ed ai fenomeni di degrado urbano, e anche questo progetto termina nel 2016”. Inoltre, “negli ultimi tre anni è partito il terzo progetto sull’abusivismo commerciale e sui controlli in spiaggia che con l’impiego di circa 20 uomini ha incrementato il controllo preventivo e repressivo riguardo quest’annoso problema. Tale progetto è attivo nei mesi di giugno, luglio e agosto fino ai primi giorni di settembre”.
Secondo Fucchi, se alcuni risultati sono stati ottenuti, “è chiaro che su Rimini molto c’è da fare”. Cosa?
“La prima valutazione riguarda le assunzioni del personale, attualmente mancano 30 uomini dall’organico, ci sono ancora 16 part-time che attendono di essere portati da 6 mesi a 12 mesi. La microcriminalità dilaga, furti negli appartamenti, rapine, risse, accoltellamenti, fanno di Rimini una città che non può certo definirsi tranquilla. La modifica della localizzazione del mercato ha aggravato notevolmente il lavoro: mentre prima il controllo era di routine, oggi ci sono almeno 12 uomini impegnati a posto fisso in viabilità continua nei giorni di mercato, senza contare che già dalla sera prima necessita effettuare le rimozioni delle auto per liberare le vie dove andranno installate le bancarelle dei commercianti. Il Rimini calcio in Lega Pro ha aggravato notevolmente l’impegno dei lavoratori della Polizia Municipale nei giorni festivi, senza nulla togliere alle varie fiere di rilevanza nazionale e le varie manifestazioni che si svolgono in città”.
Il sindacato fa notare “che la Polizia Municipale non è forza di polizia e quindi non ha competenze specifiche in merito a ordine pubblico e sicurezza pubblica, che competono alle Forze di Polizia Nazionale: i Governi che si sono susseguiti negli ultimi anni non hanno mai varato la Legge di Riforma della Polizia Municipale, più volte discussa ma mai varata, relegando questi lavoratori ad impiegati in divisa, non riconoscendogli lo “Status di Polizia” ma di fatto utilizzandoli nella mansione di polizia di prossimità e di controllo del territorio, non riconoscendo a questi lavoratori nemmeno la causa di servizio negli infortuni sul lavoro che purtroppo li vedono coinvolti sempre più pesantemente”.
Non solo. “La mancanza dell’accesso alla Banca dati di Polizia in uso a tutte le Polizie Nazionali, riferito al controllo delle persone e degli stranieri, rende praticamente impossibile il lavoro in maniera snella e sicura. Come lavoratori della Polizia Municipale siamo stufi di essere solo merce da campagna elettorale dei sindaci, vorremmo un loro maggiore impegno per farci individuare come vera Forza di Polizia di prossimità delle nostre città con i diritti e le opportunità di lavoro parificate agli altri Poliziotti Nazionali. Come Sindacato di categoria saremo presenti e “Vigili” nella prossima campagna elettorale, perchè il futuro sindaco di Rimini e la sua Amministrazione si troverà a dover organizzare tutta la nuova partita dei progetti a termine nel 2016 per poter attuare o incrementare i controlli che la Giunta Gnassi ha posto in essere fino alla sua decadenza”.
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