Spacciare il marchio “Romagna” come brand, un logo ancora sconosciuto, non sembra un’idea geniale. Alfredo Monterumisi interviene sul nuovo marchio presentato a Cervia.
Sabato 24 novembre 2018, a Cervia, nei Magazzini del Sale, è stato presentato il “logo” della “Destinazione Turistica Romagna”.
Il Presidente di tale Ente regionale nell’occasione ha assunto il ruolo di un “novello incanta serpenti”, come quelli che erano di moda negli anni settanta del secolo scorso nel settore industria. Erano nuovi professionisti di marketing che avevano studiato negli Stati Uniti d’America, i quali imponevano moderne politiche industriali molto diverse dalla nostra tradizione commerciale. Fu il momento in cui presero il sopravvento le multinazionali, la standardizzazione, l’omologazione e la massificazione causata dagli “Iper” commerciali. La loro strategia era quella che ha proposto il Presidente nel suo intervento: Ricerca e Sviluppo – Innovazione dei Prodotti – Promo Commercializzazione, esperti che spesso utilizzavano la pubblicità non veritiera.

La platea che si è radunata al Magazzini del Sale di Cervia per la presentazione del nuovo logo turistico
La cabina di regia della “Destinazione”, formata per lo più da amministratori pubblici, per sviluppare la strategia, ha affidato l’incarico di una ricerca ad un’agenzia che considera l’albergo l’ombelico del mondo turistico, mentre chi produce turismo è la “Fabbrica Territorio” con i suoi valori emozionali, che si trasformano in motivazioni, le quali rappresentano i prodotti turistici del “luogo” spesso inimitabili.
Per applicare la strategia della “Destinazione” del sistema industriale della vacanza, anziché partire dall’inizio hanno preferito utilizzare la solita “marketta” politica partitica. Hanno iniziato col presentare un marchio accattivante per un “minestrone turistico”, scegliendo di acquistare prima la frusta del cavallo e della carrozza.
Il logo più volte è stato definito un “brand”, termine anglofono spesso usato impropriamente, perché significa un marchio conosciuto in campo intercontinentale come la “Ferrari” e la “Ducati” nel settore industriale dell’alta tecnologia motoristica bolognese e modenese oppure il “Parmigiano Reggiano”, il formaggio più conosciuto e imitato al mondo, il food emiliano da cui sono nati i marchi “Motor Valley” e “ Food Valley”, termini anglofoni.
Spacciare il marchio “Romagna” come brand, un logo ancora sconosciuto, non sembra un’idea geniale. Solo un politico di lunga carriera come il Presidente, che ha imparato ad usare i termini anglofoni di moda e ad effetto, può potersi permettere tale giochino. Il mestiere dell’esperto di marketing strategico è un altro, deve avere un’adeguata formazione professionale e pratica sul campo e non limitarsi a fare l’imbonitore di piazza. Non è sufficiente presentare un marchio, che a suo dire, nasce da un pensiero di un Territorio, che da Ferrara arriva a Rimini attraverso il “fil rouge” del Rinascimento; presentare il Delta del Pó come la “Camargue” française italiana; citare la zona del “Beaujolais” con il nuovo vino della Provenza, un’area montagnosa pre-alpina come quella appenninica della Romagna.
I francesi si sono rivelati in Europa dei maestri di marketing strategico e non hanno nulla da imparare nel turismo dagli angloamericani. I francesi impongono la loro lingua con l’enogastronomia e usano il latino come quella culturale mondiale, per loro l’inglese è semplicemente la lingua commerciale e non storica come facciamo noi italiani. Il termine Destinazione Turistica Romagna è stato cambiato in “Visit Romagna”, altro termine anglofono, sicuramente di moda come la grafica cromatica del logo.
Quale sarà l’organizzazione che si occuperà di mettere in rete la “Fabbrica del Territorio”? Chi si occuperà di formare le “risorse umane” indispensabili per il turismo moderno?
Aspettiamo con fiducia e ci auguriamo che in breve tempo il logo diventi un “brand” e non un semplice “slogan” per politici in campagna elettorale.
“Visit Romagna” rappresenta il contenitore Romagna, Enotourism Club contribuirà a riempirlo.
Alfredo Monterumisi, presidente Enotourism Club
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