E' dello scorso maggio l'inserimento di Pasquale Coppola come sindaco supplente nel collegio dei revisori di Patrimonio Mobilità della Provincia di Rimini. Proposto dall'amministrazione comunale a guida Gennari.
Sono gli stralci di alcune intercettazioni fra coloro che sono finiti nella rete stesa dal comando provinciale della Guardia di finanza di Rimini in collaborazione col Gico di Bologna e altri quattordici comandi della fiamme gialle. Una gigantesca operazione di polizia battezzata “Darknet” che oltre all’Emilia Romagna, interessa altre sette regioni (Campania, Calabria, Lazio, Lombardia, Marche, Basilicata e Piemonte). La matrice del sodalizio criminale è quella camorristica, che ha scelto Cattolica come base, anche se le ramificazioni e gli interessi economici toccano mezza Italia: da Avellino a Napoli, da Salerno a Potenza a Matera e poi salendo verso il nord: Pesaro-Urbino, Forlì-Cesena, Parma, Torino, Milano. Per chi ha più lunga memoria di infiltrazioni mafiose in provincia di Rimini, il link a Cattolica apre praterie già ben esplorate. E’ qui che nei primi anni 90 l’allora sindaco Gianfranco Micucci già lamentava una impressionante concentrazione di personaggi inviati al soggiorno obbligato. Dirà davanti alla commissione antimafia: “Credo che la nostra città entrerà nel guinness dei primati per avere il più alto numero di elementi inviati con il soggiorno obbligato oppure sorvegliati speciali. Dal 1989 abbiamo avuto Ciro Mariano, elemento ben conosciuto per la strage dei quartieri spagnoli, quindi abbiamo avuto Domenico Lo Russo (che è fuggito e poi è stato ripreso) della famiglia dei Capitoni, ed altri capisquadra, tra i quali Armando e Domenico Esposito”. Tutto scritto e riscritto in una quantità di volumi a firma di Enzo Ciconte.
Le indagini del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Rimini sono partite nel 2017 (coordinate dalla Procura della Repubblica di Rimini e poi trasferite per competenza alla Procura distrettuale di Bologna, Pubblico Ministero Dott. Marco Forte) proprio dalla città di Cattolica, dove sono domiciliati diversi esponenti della criminalità organizzata campana e i loro familiari. Nulla di nuovo, verrebbe da dire, le radici della mafia sono state messe in anni lontani a Cattolica e nel riminese. Tanto che oggi si parla purtroppo di una compagine criminale stabilmente stanziata nella provincia di Rimini. Lo scorso febbraio si è tenuto presso la sede dell’Alma Mater un importante convegno che proprio da questa stanzialità ha preso le mosse: “La criminalità organizzata come agente di trasformazione sociale. Attività di prevenzione e contrasto nella provincia di Rimini”.
L’ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale di Bologna ha disposto misure cautelari nei confronti di 9 persone: 5 in carcere, 3 agli arresti domiciliari e un obbligo di dimora. I reati contestati vanno dalla associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, intestazione fittizia di beni, turbativa d’asta, corruzione, emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti. Cinquantacinque le persone coinvolte a vario titolo e chi ha a lungo indagato e scoperchiato il pentolone criminale, assicura che è stato documentato come la “cellula criminale” sia riuscita ad “infiltrarsi nell’economia legale della Romagna e aree limitrofe, controllando diverse attività economiche in diversificati settori imprenditoriali, come l’edilizia, la ristorazione e l’impiantistica industriale, drenando risorse mediante fatturazioni per operazioni inesistenti tra le società a loro riconducibili”, ad “asservire la funzione pubblica di due incaricati di pubblico servizio, agli scopi dell’organizzazione criminale, per l’acquisizione illegale di appalti pubblici” a “reinvestire e auto-riciclare in attività imprenditoriali, immobiliari e finanziarie, ingenti somme di denaro derivanti da attività delittuose“, ad “intestare a terzi ingenti patrimoni e attività commerciali frutto di attività estorsive e dello spaccio di stupefacenti”, ad “affermare il proprio controllo egemonico sul territorio basso romagnolo e potentino, attraverso la repressione violenta dei contrasti interni”. Il Gip ha ordinato il sequestro preventivo (in 11 province) delle quote sociali e dei beni aziendali di 17 imprese ritenute infiltrate dalla criminalità organizzata e fittiziamente intestate a soggetti prestanome, operanti nei settori edilizia, ristorazione, commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi, sale gioco, impiantistica, noleggio auto, per un valore complessivo stimato di 30 milioni di euro, e il sequestro per equivalente in ordine ai reati di riciclaggio e corruzione di ulteriori beni e disponibilità per un valore di circa un milione di euro.
Fra gli arrestati (ai domiciliari) c’è anche il commercialista di Cattolica Pasquale Coppola: sarebbe emerso che Giovanni Iorio e Luigi Saverio Raucci, nonostante una apparente situazione reddituale insufficiente a soddisfare i fabbisogni primari, in realtà manifestavano un’elevata disponibilità economica, derivante – come chiarito dalle intercettazioni telefoniche e ambientali – dalla loro partecipazione occulta in numerose società operanti nei più disparati settori economici e formalmente intestate a prestanome, dalle quali gli indagati, con la connivenza del commercialista, drenavano gli utili mediante emissione di fatture per operazioni inesistenti per centinaia di migliaia di euro e il successivo prelievo in contanti dei pagamenti ricevuti.
Società di fatto riconducibili ai due pregiudicati erano riuscite ad ottenere, tramite pratiche corruttive e alterando le gare d’appalto, l’esecuzione di lavori pubblici all’interno della Stazione Sperimentale per l’industria delle Conserve Alimentari (SSICA) di Parma, fondazione pubblica interamente controllata dalla Camera di commercio di quella Provincia. I proventi illeciti venivano riciclati utilizzando una sala giochi e scommesse ubicata a Cattolica, riconducibile sempre agli indagati principali, ma gestita formalmente da un’altra persona che al fine di riciclare le somme provenienti dai reati in contestazione aveva in più circostanze simulato vincite al gioco.
Sul coinvolgimento del commercialista di Cattolica l’Ordine dei Commercialisti e degli Esperti Contabili di Rimini conferma che Coppola è iscritto all’Ordine di Rimini, “dal quale però risulta sospeso e quindi al corrente di non poter esercitare la professione”. Ma sospeso da quando? A domanda precisa l’Ordine ci ha risposto che la sospensione è freschissima, 16 luglio 2020. L’Ordine dei Commercialisti esprime massima fiducia nell’operato delle forze dell’ordine, “in modo da poter definire in tempi rapidi le responsabilità del professionista” e aggiunge che “le colpe che leggiamo gli vengono addebitate e l’ambito nel quale sarebbe coinvolto lasciano senza parole. Confidiamo nel lavoro della Guardia di Finanza affinché tutto venga ben definito, pronti ad ulteriori provvedimenti nel rispetto del nostro severo codice disciplinare e a tutela della reputazione di una categoria professionale già alle prese con un frangente delicato e di grande difficoltà”.
Ma sul commercialista c’è un altro dato che poniamo all’attenzione: Pasquale Coppola, non più tardi dello scorso maggio, è stato proposto dal Comune di Cattolica per l’incarico di sindaco supplente nel collegio dei revisori in Patrimonio Mobilità della Provincia di Rimini. E la nomina è stata deliberata dall’assemblea dei soci di Pmr il 5 maggio 2020 (qui). Cosa dice il Comune di Cattolica? Parlano per ora i parlamentari 5 stelle Giulia Sarti e Marco Croatti e dicono questo: “L’operazione Darkenet dimostra quanto sia incessante l’azione dello Stato contro la criminalità, attraverso l’azione continua delle forze dell’ordine. Un plauso alla Guardia di Finanza di Rimini che oggi, insieme al G.I.C.O. di Bologna, ha condotto l’operazione Darknet”. Ricordano poi le “tante battaglie condotte anche insieme al presidente della commissione Antimafia Nicola Morra per rafforzare i controlli contro i clan che infestano i nostri territori. Vogliamo anche sottolineare l’importanza della legge Spazzacorrotti che mira a intercettare ancor di più i reati corruttivi di cui si servono le mafie per accrescere il proprio potere. Bisogna porre maggiore attenzione ai reati finanziari e alle collusioni della camorra e delle altre mafie presenti nel nostro territorio, le quali mirano attraverso prestanome e ad altri soggetti conpiacenti, ad accrescere il proprio potere. Le categorie di professionisti devono segnalare le operazioni sospette e gli imprenditori onesti devono sapere che lo Stato li supporta e che anche negli ultimi decreti approvati abbiamo generato liquidità per 90 milioni nel fondo di prevenzione per aiutare gli imprenditori a rischio usura”. E magari anche i Comuni dovrebbero porre maggiore attenzione.
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