Operatrice dal 2008 della Papa Giovanni XIII, spesso interpellata da programmi televisivi nazionali per la sua conoscenza diretta di un paese in balìa delle milizie paramilitari, qualche giorno fa ha vissuto momenti drammatici. Un altro riminese, Antonio De Filippis, spiega cosa sta succedendo.
Alessandra Zaghini, una riminese volontaria della papa Giovanni XXIII in Colombia ha fatto su Youtube un drammatico appello: “Aiutateci a rimanere vivi”. Fa parte di un gruppo di persone aderenti all’operazione Colomba, un progetto di presenza e impegno civile di cui è responsabile il riminese Antonio De Filippis, progetto ideato dalla comunità fondata da don Oreste Benzi. L’operazione Colomba vede tra gli altri alcuni riminesi (una decina di persone) membri della papa Giovanni o simpatizzanti non iscritti, nei punti caldi del pianeta per una presenza basata sulla non violenza: Palestina, Libano del nord ai confini con la Siria, Albania del nord, Bagdad e, appunto, in Colombia.
Racconta Alessandra, testimone diretta dell’aggressione avvenuta il 29 dicembre scorso nella comunità di pace nel villaggio di San José de Apartado in Colombia: “Quattro uomini di milizie paramilitari armati di pistola e macete sono entrati nel negozio della comunità minacciando gravemente il responsabile che negli ultimi giorni aveva già ricevuto alcune minacce di morte e un altro membro del consiglio che stavano lavorando al cacao. Nel tafferuglio che ne è seguito è partito un colpo di pistola che fortunatamente non ha colpito nessuno dei presenti. Le due vittime sono rimaste ferite, anche se non in maniera grave. Le persone di questa comunità sono riuscite a bloccare e disarmare quelli che avevano la chiara intenzione di uccidere i due della comunità agricola. Altre persone sono rimaste ferite in questa colluttazione. Lo spavento è stato molto grande per fortuna finora nessuno ha perso la vita però c’è bisogno di un intervento concreto delle forze dello stato colombiano perché fermi questa gente perché a, dispetto degli accordi di pace firmati qualche mese fa, in Colombia si continua ad uccidere, in particolare i difensori dei diritti umani. In tutto il Paese la nostra Comunità di pace ha ricevuto moltissime minacce di morte e oggi è andata bene ma aiutateci a rimanere vivi”.
Antonio De Filippis, responsabile dell’operazione Colomba della papa Giovanni spiega: “Effettivamente c’è di che preoccuparsi perché in Colombia la firma sugli accordi di pace del governo coi militanti delle Farc non stanno avendo attuazione. Il processo di pace è al palo e gruppi paramilitari stanno prendendo il posto dei guerriglieri e il paese sta avendo una ‘deriva messicana’ dove i narcos stanno tentando in tutti i modi di combattere il governo e tutti coloro che s’oppongono ai loro traffici di morte. E il governo colombiano sembra non volere reagire a questa nuova forma di violenza che sta prendendo piede nel paese. Il rischio è alto perché la nostra piccola comunità di cui fa parte Ale con altre due ragazze, una di Pordenone e l’altra di Vicenza, sta cercando di aiutare i contadini locali ad organizzarsi per lavorare e vivere dei prodotti della terra. Ora questi gruppi paramilitari, che già si erano fatti vivi in passato, vogliono prendere il posto dei guerriglieri delle Farc minacciando i contadini che si organizzano ma in modo pacifico. Per esempio nel territorio della comunità sono vietate le armi e anche l’alcol, anch’esso un elemento che genera litigi e violenza. Non si risponde alla violenza con la violenza e, pur con fedi diverse, si tratta di persone che formano una comunità davvero evangelica. Pensi che gli aggressori che sono riusciti a bloccare sono stati poi curati e accuditi con molta umanità nonostante fossero andati là per uccidere. In passato per opera dei guerriglieri delle Farc ma anche dopo gli accordi di pace per mano di queste bande armate in comunità come questa sono stati ammazzati circa 200 tra contadini, sindacalisti e attivisti dei diritti umani. Si tratta di delitti tuttora impuniti. In quest’ultima circostanza c’era anche il vescovo a cercare una mediazione”.
Ma che ne è ora degli accordi di pace firmati solo qualche mese fa? “Sono rimasti solo sulla carta, anzi qualcuno lavora perché la situazione resti come prima. Dopo quella firma ci sono stati più di 130 contadini, sindacalisti, difensori dei diritti dei poveri e attivisti uccisi per questo. Nonostante il silenzio della nostra stampa (del resto è avvenuto e sta avvenendo così anche per il Venezuela e il Messico che hanno situazioni esplosive e di povertà spaventose) ci sono stati interventi a livello internazionale che hanno denunciato come i paramilitari cerchino di prendere possesso del paese; anche il governo e le istituzioni tendono a minimizzare dicendo che non si tratta di bande paramilitari ma di delinquenti comuni. Così l’attuazione degli accordi è sempre più difficile. Anche il presidente, che pure s’è impegnato per conseguire la pace, non è supportato dai membri del suo governo ed è osteggiato dai poteri forti che da questo processo pensano di perdere parte del loro potere. Ci sono state sollecitazioni al governo colombiano anche da parte di altri Paesi, America e anche l’Italia perché davvero si metta in atto la volontà di pace e non lasci il paese nelle mani di queste bande. Bisogna continuare a fare pressioni e a far conoscere questa situazione”.
Alessandra Zaghini dal 2008 è una operatrice del corpo non violento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, chiamata “Operazione Colomba”. Questa esperienza è nata nel 1992, durante la guerra nei Balcani, per fare assumere ai civili un ruolo fattivo nella costruzione della pace. Trovarsi per scelta all’interno di zone di guerra non è semplice. “Ma ho scoperto che dentro le guerre le vite vanno avanti, e sono le vite di tutte quelle persone che non possono fuggire da un conflitto, normalmente donne, bambini, anziani, handicappati”, ha spiegato qualche mese fa in un programma in onda su Rai 1. “Operazione Colomba fa la scelta di andare a mettersi al fianco di queste persone che non possono andarsene, e lo fa a partire da un presupposto di fondo: le loro vite valgono quante le nostre”. Lo scorso settembre era stata invitata negli studi del programma “A sua immagine”, su Rai 1, per commentare il viaggio di papa Francesco in Colombia.
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