La lettera: associazioni di categoria troppo prone al potere politico

La lettera: associazioni di categoria troppo prone al potere politico

Presidenti in ruoli inusuali per chi deve tutelare l'autonomia decisionale delle proprie associazioni. Vertici degli albergatori in simbiosi con palazzo Garampi. Tutti hanno abdicato al loro ruolo di critica e di legittimo contraltare al potere costituito. Un lettore fa il contropelo alle rappresentanze del mondo economico locale. E ne ha anche per la chiesa.

Quando gli industriali si battevano per ottenere condizioni agevolate al credito al fine di sostenere gli investimenti delle imprese associate.
Quando gli albergatori si coalizzavano per strappare alle amministrazioni migliori servizi e regolamenti in grado di favorire l’ospitalità e l’intrattenimento.
Quando i commercianti rivendicavano la salvaguardia delle attività di vicinato e la tutela dei piccoli esercizi.
Quando gli artigiani si imponevano per condizionare collocazioni urbanistiche adeguate al soddisfacimento delle necessità di insediamento dei propri associati.
Quando la Curia esercitava il suo alto ruolo morale e di orientamento delle coscienze, anziché scendere nel campo della politica schierandosi e parteggiando per una Sinistra grigia e truffaldina.

Oggi quelle associazione sembrano tutte compromesse. Cioè sembrano aver abdicato al loro ruolo di critica politica e di legittima, quando non doverosa, contrapposizione al potere imperante in zona. Sembrano da tempo aver scelta la più pelosa e strisciante mediazione con il partito di governo locale. Di fatto un rassegnato tradimento ai propri doveri di rappresentanza degli elementari interessi dei rispettivi associati. Inoltre un tradimento bilanciato con un pugno di lenticchie, dato che il potere assegnato a quei ruoli è solo di pura rappresentanza e non di sostanza. Restando quest’ultima saldamente in mano ai politici-amministratori in carica presso l’ente pubblico.

In questa situazione assai poco edificante si perde la naturale selezione della democrazia, il dovere di ricercare l’alternanza, il primeggiare delle qualità. Si perde tutto questo in un appiccicoso intruglio di interessi per il ferreo mantenimento del potere, senza il quale tutto crollerebbe in poco tempo.

Guardatevi in giro e interrogatevi sulle prese di posizione dei vertici degli albergatori pressoché inglobati nella cieca sudditanza al volere di Palazzo Garampi. Verificate le più recenti collocazioni dei presidenti degli industriali e dei commercianti in ruoli assolutamente inusuali per chi deve tutelare l’autonomia decisionale delle proprie associazioni. Valutate l’atteggiamento superficiale se non assecondante di alcune realtà ecclesiali nei confronti di iniziative laiciste che la Chiesa dovrebbe giudicare almeno con occhio critico. Macché. Controllate il flusso di finanziamenti pubblici provenienti dalla Regione Emilia Romagna o dal Comune verso questa o quella associazione, magari per iniziative ridicole, assolutamente indegne del contributo pubblico. Se avete voglia, controllate pure da chi sono giudicati i bandi di assegnazione e da chi sono gestiti e poi indirizzati i finanziamenti. Insomma aprite gli occhi!

È palpabile la colpevole responsabilità di simili atteggiamenti da parte dei vertici associazionistici, ma occorre dare merito a chi ha orchestrato un’oliata distribuzione di “prebende” in cambio del consenso elettorale. La Sinistra innanzitutto, che con camaleontici cambiamenti si è adattata a qualsiasi mutazione partitica pur di non mollare l’osso del governo locale. Sarà bene che per tempo i prossimi candidati alla guida della città di Rimini imparino a memoria questo dizionario di comportamento fino ad oggi imperante. Per individuare e proporre i giusti anticorpi alle associazioni di categoria che debbono tornare a essere portatrici di comportamenti etici ineccepibili nell’interesse dei propri iscritti e della democrazia in generale. Altrimenti sarà ancora birra e pesce fritto. Meditate!

Marino Straccialupi

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