Origini, sapori e profumi semplici. E tutta la famiglia riunita attorno alla tavola.
Siamo entrati dopo la Domenica delle Palme, nella settimana di Passione, come diceva la mi ma, donna di Fede. Il tempo incerto e le temperature sotto la media non ci potranno intristire. La Pasqua è vicina e finirà dopo 45 giorni il tempo duro e forte della Quaresima. Gaudeamus igitur e prepariamo la colazione. E’ un ritorno alle origini, alle radici, ai miei ricordi tenendo conto che vengo da Coriano, cresciuto all’ombra del campanile, dichiaratamente cattolico, apostolico, romano e, meglio abundare quam deficere, Maestre Pie e Salesiani. Il Giovedì Santo le donne del Paese venivano al forno di mio babbo a fare la ciambella, accompagnate dai bambini, che erano a quei tempi, bravi e buoni. Per loro c’era sempre il maritozzo e il sabato con i pantaloni corti andavano in Chiesa a benedire le uova. E così per Pasqua, tutta la famiglia riunita attorno alla tavola, recitava il Padre Nostro e poi mangiava l’uovo benedetto con due fette di salame e la ciambella. Il padre (si può ancora dire così?) si concedeva anche un bicchiere di vino dolce e la mamma ritornava in cucina a preparare i passatelli. Anche i mangiapreti andavano a messa alla Madonna di Bonora, facendo secondo le direttive del Vaticano e del Papa Pio XII, la Pedrosa e la Comunione.
Rurali sempre.
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