Presentato al lapidarium del Museo il volume di Gabriele Gandolfi: "Tredicesima. Sulle orme della leggendaria legione romana". Intervista all'autore.
Rimini. Domenica 28 giugno. Area del “lapidarium” all’interno del Museo della città in via Tonini. L’Associazione culturale Legio XIII Gemina, in collaborazione con Musei Comunali di Rimini e la casa editrice Il Cerchio, presenta il libro “TREDICESIMA – Sulle orme della leggendaria legione romana”.
Patrocinio: Comune di Rimini e RomagnaBanca Credito Cooperativo.
La presentazione del volume è avvenuta in modo “dinamico”, vale a dire con riproduzioni di due lapidi e vari rievocatori nel ruolo di personaggi legati alla Legio XIII. Conduttore della narrazione l’autore dell’opera.
Sono intervenuti l’Assessore alla Cultura del Comune di Rimini, Giampiero Piscaglia, il prof. Giovanni Brizzi, professore emerito di Storia romana dell’università di Bologna e l’editore Adolfo Morganti de “Il Cerchio”.
Il batiscafo del “ricercatore” si immerge nelle profonde acque della storia di Roma, un mare esplorato, ma sempre ricco di possibili nuovi ritrovamenti e comunque, ulteriormente indagabile. Lo fa attraverso gli occhi di chi ha combattuto nella gloriosa Legio XIII. L’autore è egli stesso un soldato dell’unità che attraversò il Rubicone in quella fatidica alba del 49 a.C. in cui Giulio Cesare pronunciò l’irreversibile “iacta alea esto” ovvero “sia tratto il dado”. Il legionario in questione, in verità, ha sì accompagnato il Divo Giulio, ma in occasione delle fedeli rappresentazioni storiche che la Legio XIII Gemina organizza periodicamente con grande consenso di pubblico. Marcvs Caelivs Felix Lemonia (nome da combattente della Legio Tredicesima Gemina – Rubico) è uno dei componenti del coeso gruppo di rievocazione storica. Però, quando (Felix) si toglie la galea, la lorica segmentata, la tunica e le calighe, posa lo scuto, il gladio e tutto il resto dello scenografico, ma pesante fardello che compone l’equipaggiamento del legionario romano e torna in borghese, si chiama Gabriele Gandolfi da Bononia… pardon, da Bologna. Trentatré anni, laurea in filosofia e un master in economia aziendale, Gabriele – Felix è parte integrante dell’associazione che si occupa di sperimentazione archeologica, ricerca e divulgazione storica. Oggi veste la divisa da artefice di una pubblicazione (“dal taglio volutamente tecnico”, come suggerisce) che racconta le gesta della leggendaria Legio XIII.

Marcvs Caelivs Felix Lemonia, per l’anagrafe Gabriele Gandolfi
Rimini 2.0 segue sempre con piacere le manifestazioni della Legio XIII Gemina – Rimini. Prima della presentazione del libro, abbiamo fatto una breve intervista all’autore.

Gabriele Gandolfi alla presentazione del volume ieri al Lapidario romano in via Tonini
Ave, Legionario Marcvs Caelivs Felix Lemonia. Anzitutto vorremmo sapere il perché di questo nome.
«La prima parte del nome è storica: Marcvs Caelivs, della gens Lemonia, era un centurione di Bologna morto in Germania e di cui là, si trova la tomba. Essendo io bolognese, ho assunto il suo nome. Felix è il mio soprannome, mentre Lemonia è riferito alla gens Lemonia, uno dei più antichi gruppi di famiglie che fondarono Roma».
Qual è la genesi dell’innamoramento per la storia di Roma antica?
«Mio padre è appassionato di storia della Seconda Guerra Mondiale. Un bambino è naturalmente portato all’emulazione. Per molti, il padre è la proiezione della propria vita e un punto di riferimento importante.
Ben presto la contaminazione ha dato i primi frutti: i libri di storia. Ma senza privilegiare nessun periodo».

Le monete create da Simona Tognacci
Quindi, l’attrattiva nei confronti di un preciso segmento storico, quando è cominciato?
«Mentre frequentavo le scuole superiori. Non ne ricordo il motivo preciso, ma l’interesse ha virato decisamente verso il mondo romano antico. Poi, durante le consuete ricerche sul web, sei anni fa mi sono imbattuto nell’annuncio di un evento interessante al quale sono andato ad assistere. Al termine della rievocazione ho incontrato i ragazzi della Legio XIII di Rimini. Si erano costituiti da poco. Mi sono iscritto immediatamente. Un colpo di fulmine».
La naturale evoluzione, si direbbe, di un interesse già consolidato.
«Ho cominciato a studiare ancora di più per capire dove la tredicesima fosse stata, seguirne l’evoluzione e la storia. Ciò che più mi ha affascinato è questo: è stata una legione con 5 secoli di storia.
Il mio obbiettivo è di scrivere tre libri ognuno dei quali copra circa 150 anni della Legio XIII. Ogni volume seguirà circa 6 generazioni di legionari perché la ferma era di 20 anni. Dopo di che venivano pensionati.
Attraverso la Legione si ripercorre una parte significativa della storia romana. L’obiettivo del libro è questo».

Ottaviano con un centurione
Si immagina una ricerca complicata, lunga e faticosa che però ha seguito piste inconsuete. È così?
«Mi sono basato su fonti antiche: Giulio Cesare, Tacito, Appiano, Cassio Dione, Svetonio e altri. Addirittura, il padre di Svetonio ha combattuto nella Tredicesima. L’elemento fondamentale è questo: tutti gli storici parlano dei condottieri e di chi ha fatto la storia, quindi personaggi politici illustri, ma io ho voluto scrivere la storia di questi legionari. Molti nomi e cognomi sono andati perduti nell’oblio della storia, ma alcuni sono giunti a noi. La chiave di volta della mia ricerca sono state le epigrafi sulle tombe, tavolette di legno ritrovate con messaggi, colonne incise. Sono andato a studiare le epigrafi riguardanti la XIIIa sparse in tutto il mondo romano. In base alla datazione ho potuto tracciare alcuni punti sulla mappa. Quindi, incrociando le informazioni date dalle fonti e incrociando le indicazioni epigrafiche, ho capito dov’era stata, dove aveva combattuto e con quale condottiero era andata in battaglia e così via. Ho riunito diversi capi di “fili” per poi disporli il più ordinatamente possibile sulla mappa».
Leggendo il libro, il racconto storiografico non rimane asettico. Molto opportunamente, qua e là ci sono sfumati inserti di “realtà romanzata”.
«C’è una narrazione degli accadimenti. Ho cercato di dipingere le scene e di interpretare le vicende, pur rimanendo sempre aderente alla storicità degli eventi. Diversamente, si rischia solo un’arida elencazione».
È vero. Scorrendo le pagine del libro, ci si ritrova letteralmente sprofondati tra quelle battaglie combattute da uomini instancabili, formati alla fatica, al sacrificio, all’obbedienza. E quindi si immagina, come in un film, di essere in mezzo alla pugna: il sudore, il trepestìo, l’ansimare e i nitriti dei cavalli, il fumo, lo schiocco dei dardi, il sibilare sinistro dei pila (giavellotti), il clangore delle daghe e delle loriche, l’odore del sangue e della paura, gli ordini impartiti dagli ufficiali, le urla dei feriti. Fino a che un improvviso silenzio spettrale, assurdo, scende sul campo di battaglia arato dagli zoccoli dei cavalli e dalle calzature chiodate dei soldati. Al termine del combattimento, sul terreno si adagia, neutrale, l’effettivo vincitore: il velo della morte. Pensiamo che le stesse sensazioni siano state percepite da tutta la platea durante la galoppata narrativa che Gabriele – Felix ha compiuto lungo le campagne militari, esposte con l’entusiasmo e l’ardore di un autentico milite romano. Non ci dilunghiamo in altre descrizioni che comunque non potrebbero mai rendere la puntuale esposizione delle vicende. E se anche ne fossimo in grado, non vorremmo togliere al lettore il piacere di scoprire le gesta della Legio XIII – Gemina, abilmente narrate nel volume.
Come in tutte le guerre, la morte è protagonista del computo finale.
«Il racconto della prima generazione della Tredicesima muove da due tombe che abbiamo ricostruito. In particolare, una di esse è veramente molto bella, anche se mi rendo conto che possa sembrare un controsenso adoperare un aggettivo così, per una tomba. È quella di un veterano: Bibulo. Morì a Spello per cause naturali. L’altra è di un centurione che cade nell’ultima battaglia della legione, Gaio Attilio, poco prima di essere pensionato come tutti gli altri. Entrambi della gens Lemonia».
Un accanimento del destino. Succede ancora oggi: “Cade nell’ultimo giorno di servizio”…
«Il fatto è che quei legionari furono congedati quando scoppiò la guerra civile di Ottaviano, figlio adottivo di Cesare. I veterani della XIIIa vengono nuovamente arruolati per l’ultima missione. Combattono a Perugia e vincono. Però, purtroppo, durante il primo scontro le forze in capo a Ottaviano, il centurione Gaio Allio cade. C’è un aspetto molto romantico della vicenda. È interessante riportarne anche l’aspetto epico».
Qual è lo status attuale di Marcvs Caelivs Felix Lemonia?
«Sono un “veterano” dell’immortale Legio XIII Gemina – Rimini. Oggi lo si diventa dopo soli 5 anni di servizio».

Il centurione Manius Metellus Oceanus, Ottaviano Augusto e il veterano Bibaculus
A conclusione di questa breve intervista che per forza di cose non può concedere che qualche fugace pennellata sulla consistente storia della Legio XIII, vogliamo rilevare come il libro scritto da Gabriele Gandolfi porti un significativo contributo all’associazione che non si limita al mero aspetto scenografico, anzi.
Come ben specificato in alcuni punti del loro sito web della Legione, “Non ci limitiamo a vestirci: la nostra ambizione è fare ‘archeologia sperimentale’ basandoci su fonti documentali, iconografiche e su reperti storici ed archeologici. Quest’approccio implica una continua ed accurata ricerca delle fonti, nonché un’eventuale modifica del nostro equipaggiamento e attrezzatura […]. Entrando a far parte della Tredicesima potrai seguire un percorso di formazione che ti permetterà di assumere una conoscenza completa dell’epoca storica che riproponiamo e, se lo vorrai, come ognuno di noi, potrai specializzarti in alcuni ambiti di ricerca. […]”.

Il libro edito da “Il Cerchio”: Tredicesima. Sulle orme della leggendaria legione romana
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