Hotel Amsterdam, dalle stelle alle stalle

Hotel Amsterdam, dalle stelle alle stalle

Lo spettro di un albergo a tre piani in viale Regina Elena. Aperto tutto l'anno, forse troppo.

Viale Vespucci termina in piazzale Beato Alberto Marvelli (1918-1946), fino a qualche anno fa conosciuto con il nome di piazzale Tripoli. Da questo punto, lo stesso viale che porta a Riccione prende il nome di Viale Regina Elena. Via Parisano è la prima strada che la interseca sulla destra. Sull’angolo, lato sud, una tabaccheria, un bar e vari negozi perpetuano il tipico assetto commerciale dei principali viali di Marina. Ebbene, se capita di alzare lo sguardo, ci si imbatte nello spettro di un albergo di tre piani. Uno sfregio per la vista, per l’economia e per l’intero quartiere, già da tempo alle prese con l’obsolescenza delle strutture turistiche. Un problema comune a quasi tutta Rimini. La nostra città avrebbe estremo bisogno di svecchiarsi. Anche mentalmente.

Non è dato sapere perché, in un quartiere molto interessante dal punto di vista dell’economia turistica e in un angolo come questo, un albergo con tali potenzialità sia potuto andare in malora. Le condizioni della struttura indicano che la dismissione dell’attività è avvenuta già diversi anni orsono. Muri sbrecciati, tapparelle sgangherate, vetri rotti e finestre aperte. Non si capisce perché, in circostanze analoghe a queste, i proprietari non vengano obbligati a chiudere, se non a murare, tutte le aperture. Questo per evitare che vi si infilino e nidifichino intere squadriglie di piccioni, pericolosi veicoli di malattie e sporcizia.
Di fantasmi come questo albergo in giro per Marina Centro se ne notano sempre più spesso. A breve ne mostreremo altri, con grande rammarico. Peggio di questo.

Questa rubrica nasce per porre l’attenzione sulle piccole e grandi brutture, gli sfregi al patrimonio ambientale, i molti edifici trascurati (talvolta totalmente abbandonati) della nostra città. Spesso si trovano in pieno centro o nella “vetrina” turistica di Rimini. Non è disfattismo, è amore per la città bella, perché solo accendendo i riflettori sulle brutture c’è la speranza che si possano sanare le “ferite” inferte sia per mano pubblica che privata. Allinearsi al ribasso, giustificare il brutto e arrendersi all’incuria e al degrado urbano, equivarrebbe ad una sconfitta. E se ha perso la città, per dirla con Niccolò Fabi, abbiamo perso un po’ tutti noi. Ci occuperemo anche del bello, di tutto quello che merita di essere segnalato. Coinvolgeremo molto volentieri quanti vorranno inviarci materiale fotografico interessante sull’argomento: redazione@riminiduepuntozero.it

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