Gnassi scarica la pale eoliche e lascia Santi da solo in mezzo al mare

Gnassi scarica la pale eoliche e lascia Santi da solo in mezzo al mare

Prevedibili come le nuvole odierne, ecco arrivare le dichiarazioni del sindaco di Rimini che sbarra la strada al progetto della "wind farm" romagnola. Una breve interpretazione di quel che muove l'enciclica sindacale "Laudato si' Stefano Bonaccini".

Il sindaco di Rimini ha una bussola: le sue decisioni sono altamente sensibili al principio di porsi a favore di vento. Diventa politicamente scorretto solo nei confronti di chi può rovinargli la piazza … politica. Anche se da giovane assessore al turismo della Provincia di Rimini si era fatto affascinare dall’eolico offshore, sottoscrivendo il famoso protocollo che ha sostanzialmente dato il via alle danze dei sogni, che poi sono diventati progetti, con lo “studio sulla valorizzazione dell’energia eolica nelle aree marine prospicienti la costa romagnola”, di fronte alla vasta e radicale protesta che si sta abbattendo sul progetto di Energia Wind 2020 non avrebbe potuto che prendere le distanze. E lo ha fatto oggi con un comunicato che mette anche in difficoltà alcuni soggetti a lui molto vicini. Prima di tutto il presidente della Provincia Riziero Santi, che non più tardi di ieri ha diramato una nota con la quale si difendeva dagli “attacchi strumentali e faziosi” e cercava di tutelare l’operato (abbastanza indifendibile) di una Provincia che da ormai troppi anni perde tempo sulle pale senza vento, così come ha fatto anche la Regione. Poi Gnassi lascia senza galleggiante l’assessore all’Ambiente della sua giunta, Anna Montini, che aveva già fatto dichiarazioni pubbliche possibiliste sul progetto, a partire dal convegno che si tenne in Provincia lo scorso dicembre (alla presenza anche dell’assessore regionale Emma Petitti). E nell’ultimo consiglio comunale di ieri (rispondendo alla interrogazione di Carlo Rufo Spina) affidava ad un approfondimento di là da venire la promulgazione del parere della giunta sulla materia, ponendo qua e là qualche rilievo (“problematiche su cui stiamo molto attenti”) ma dimostrandosi sensibile, ad esempio, alla questione dei “vantaggi economici” per il territorio. Tutt’altro tono e argomentazioni rispetto a quelli odierni del sindaco: “Dico subito che il progetto di parco eolico offshore, così come presentato, non va bene”. “Le soluzioni che emergono dalla proposta non sono sostenibili”. E così via. Addirittura si dimostra sensibile “agli effetti e impatti sull’avifauna”.
Scrivevamo il 30 giugno: “Il sindaco di Rimini dà l’impressione di voler prendere tempo. Ha chiesto agli uffici tecnici comunali una relazione sull’impatto del parco eolico. Più che altro sembra in attesa che una bava di vento esca dalla bocca di Stefano Bonaccini (e nel frattempo è uscita) e indichi la rotta”. Bonaccini ha detto no (in appoggio a Corsini), e in Regione i Verdi gliela faranno pesare questa opzione, ma chi vivrà vedrà. Di certo per Gnassi è decisamente più importante, politicamente parlando, anche in vista del suo futuro personale, schierarsi con Bonaccini anziché col presidente “nominato” della Provincia di Rimini. Di seguito l’intervento del sindaco di Rimini.

“Il Comune di Rimini, entro la scadenza fissata per il 4 luglio, depositerà alla Capitaneria di Porto le sue osservazioni in merito al progetto per la realizzazione di una centrale eolica offshore al largo della costa riminese. Diciamo subito che questa Amministrazione comunale, che del cambiamento radicale del modello di sviluppo in senso sostenibile ha fatto la sua matrice, vuole lavorare per ridurre il consumo di fonti fossili e promuovere la produzione di energia pulita e rinnovabile. E il quadro in cui si colloca la proposta progettuale del campo eolico off-shore riflette un contesto regionale in cui la produzione di energia elettrica è ancora preponderantemente legata a fonti fossili (74%), seppur a fronte di una notevole crescita del fotovoltaico (9,4% nel 2017 mentre era lo 0,1% nel 2007). Il nostro ruolo, adesso, è quello di esprimere osservazioni tecniche. Non quello di aderire a un dibattito ideologico o superficiale. Vogliamo energia pulita, ma non al costo di ripetere gli errori del passato quando si diceva che per avere sviluppo bisognava comunque e sempre costruire, consumare suolo fin dentro al mare, senza poi fare le fogne come si doveva.
In queste settimane non abbiamo voluto volontariamente alimentare un dibattito incomprensibile, finito come troppo spesso accade in una guerra di religione e di posizione ideologica. Abbiamo preferito analizzare il progetto, guardare i parametri, considerare l’uno e gli altri nella relazione della fascia marina e territoriale in cui dovrebbe collocarsi l’opera.
Le nostre osservazioni tecniche risponderanno a tutte queste valutazioni.
Dico subito che il progetto di parco eolico off shore, così come presentato, non va bene. Tante, troppe le criticità sui temi principali del rapporto tra opera e contesto. In primis c’è la questione dell’impatto visivo sul paesaggio naturale che si chiama mare e non polo energetico marino: per il Comune di Rimini un intervento di questo tipo non può che essere contemplato se non con impatto visivo nullo, e dunque a distanze superiori e certificate, date le caratteristiche del territorio ad altissima vocazione turistica e avviato lo stesso territorio inesorabilmente ad una riconversione del modello di sviluppo. Se la riconversione sta portando alla chiusura degli scarichi a mare con il nuovo sistema fognario, come può tale riconversione convivere con un enorme e visibilissimo ‘buco nero’ di 59 pale eoliche che raggiungono un’altezza fino a 200 metri, a poche miglia dalla costa?
Vi è poi, e non in secondo piano, la tematica relativa all’attività delle pesca e della marineria. Si evidenziano criticità rilevanti per i problemi di sicurezza alla navigazione delle imbarcazioni delle imprese di pesca, così come espresse con argomenti concreti e motivazioni reali dagli stessi operatori e dalle rappresentanze sindacali. Si evidenzia inoltre come sia sbagliata anche l’eventuale disposizione del campo eolico nella porzione dell’area marina indicata; non è pensabile limitare spazi marittimi in cui è possibile esercitare l’attività della pesca e non solo questa.
C’è poi il tema del punto di approdo a terra e stazione di conversione. Non ci siamo. Le soluzioni che emergono dalla proposta non sono sostenibili. Il tema di eventuali emissioni elettromagnetiche a cui far fronte eventualmente non può essere risolto con la mitigazione, semmai con l’effetto zero. Così come deve essere netto e chiaro il messaggio che non ci debba essere alcun impatto sul territorio collinare, sul quale peraltro si sta investendo per progetti turistici legati alla bellezza del paesaggio e alla cultura del cibo e del vino.
Sul fine vita dell’impianto eolico non sono evidenti nel progetto le necessarie garanzie circa lo smantellamento della centrale una volta esaurita. Emerge la necessità di evidenziare anche tecnicamente le soluzioni per una completa rimozione dell’impianto e delle strutture necessarie al suo funzionamento al termine dello sfruttamento del campo eolico.
Rispetto invece agli effetti e impatti sull’avifauna e la biodiversità, prima di esprimersi si attendono i risultati della valutazione di impatto ambientale (VIA).
Le osservazioni avanzate in maniera dettagliate e puntuale riepilogano le sostanziali criticità sollevate dall’Amministrazione. Certo, è un progetto complesso anche da valutare, perché intreccia la necessità di incentivare e investire sulla produzione di energia da fonti alternative, con una proposta tecnica e progettuale che così come avanzata non è compatibile con la speranza di un futuro green e pulito sull’energia per la città, per il suo paesaggio, per la sua conformazione urbanistica e per le sue dinamiche produttive. L’impatto sulla ‘linea blu’ del paesaggio (quella ‘riga blu’ come la chiamava Tonino Guerra, che unisce il mare alla bellezza delle nostre colline) sarebbe evidente e sfregiante; così come le opere a terra di connessione risulterebbero invasive. Come Comune di Rimini non possiamo esprimere un no a prescindere al progetto, ma prima di fare qualunque passo nelle conferenze di servizi successive per avere tutte le garanzie e i chiarimenti richiesti a tutela del futuro della città.

Post scriptum: Mi chiedo: ma possibile che anche un progetto sulla produzione di energia pulita, di tale portata e conseguenze sul territorio e sull’economia, invece che armonizzarsi con il paesaggio e l’ambiente, venga preceduto da un sentore di business in scorno del paesaggio? Se invece di 5 miglia fossero 40 che differenza farebbe? I costi maggiori di un’operazione così non possono essere messi a carico di comunità, persone, terra e mare”.

Fotografia: il Magnifico Retore Andrea Gnassi sul cantiere del Psbo con le categorie economiche e il rettore dell’Alma Mater per l’ennesimo tour ego-fognario sul cantiere mai concluso.

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