Nella comunità di Cl di Rimini Giancarlo Tosi è stato fino al 30 dicembre, giorno in cui è morto, una istituzione. E può essere considerato il ciellino più anziano d'Italia, ma forse anche del mondo.
A meno che non si tratti di sacerdoti o di genitori dei preti, il vescovo Francesco Lambiasi non è solito celebrare funerali, ma il 2 gennaio nella chiesa di Miramare ha presieduto la concelebrazione delle esequie di Giancarlo Tosi. All’altare col vescovo c’erano una dozzina di sacerdoti, tra cui il parroco don Giovanni Vaccarini e diversi preti di Comunione e Liberazione. I motivi li ha spiegati lo stesso Lambiasi: “Ero arrivato da poco a Rimini quando ho conosciuto Giancarlo e da subito lui mi chiese amichevolmente (allora era già ultranovantenne) di dargli del tu visto che voleva bene al suo vescovo come a un padre. Nulla per me di più gradito che assecondare il suo desiderio e aggiungo che questa richiesta mi ha molto commosso”. Un’amicizia cresciuta per la bonomia e la simpatia di un animo, quello di Giancarlo Tosi, pieno di umanità e di fede. Lambiasi infatti aveva accettato l’invito ad andare a trovare l’amico, che non poteva più muoversi con facilità, appena terminate le feste natalizie, ma gli è stato impossibile. Così quando il figlio Angelo è andato dal Vescovo a comunicare la morte del padre, Lambiasi oltre ad assicurare preghiere per lui ha risposto che avrebbe volentieri presieduto la messa funebre.
Giancarlo Tosi si stava avvicinando al secolo di vita essendo venuto al mondo il 7 luglio 1917. Pur nascendo da una famiglia ricca, all’età di 14-15 anni fu costretto ad abbandonare gli studi a causa di un calo delle condizioni abbienti familiari. A 17 anni tuttavia costruisce una radio dalle quale ascolta musica lirica cui s’appassiona e a 20 anni viene chiamato in aeronautica come allievo marconista e trascorre circa sei anni in Sardegna. Come direbbe lui, per circostanze provvidenziali, pur essendo inviato al fronte, non vi arrivò mai perché pochi giorno dopo il suo venticinquesimo compleanno, precisamente il 19 luglio 1943, sulla spiaggia di Ostia dove era andato a passeggiare insieme ad un amico con un permesso, viene sorpreso da un bombardamento. Si getta sulla sabbia e quando si rialza lui resta illeso, l’amico a fianco giace morto. Rientrato in caserma la trova vuota: quelli che non erano morti a causa del bombardamento erano stati portati via dai tedeschi. Lui così fugge su un treno riuscendo a raggiungere e a rifugiarsi a San Marino, dove viene accolto e lì incontra Maria Gattei (nata a San Marino l’8 agosto 1922) che sposerà il 26 dicembre 1945. Da quel matrimonio sono nati quattro figli: Luigi (nato il 12 ottobre 1946 e morto il 30 aprile 2012), Angelo (nato l’8 agosto 1948), Marcello (23 gennaio 1953) e Gaetano (30 dicembre 62).
Giancarlo Tosi dal 1949 ha sempre abitato a Miramare pur cambiando abitazione per sette volte, sino all’ultima residenza di via Ginevra (dove traslocò nel 1962) svolgendo l’attività di elettricista e gestendo un negozio di materiale elettrico e casalinghi. Pur essendo uomo di fede, il suo cuore inquieto trovò una sorta di pace e gioia nell’incontro che fece, un giorno dell’estate 1971, che lascerà un segno indelebile nel suo cuore: una mattina molto presto passeggiando sulla spiaggia di Miramare incontrò alcuni giovani di Comunione e Liberazione che partecipavano ad una messa. Da quel giorno non abbandonerà più quei ragazzi e il loro movimento. Così che per il suo funerale s’è parlato della morte del più anziano ciellino in Italia ma, probabilmente, del mondo. Anche l’arcivescovo di Ferrara e Comacchio monsignor Luigi Negri (impossibilitato a partecipare alle esequie perché anche lui con qualche problema di salute) ha mandato ai figli questo messaggio: “Carissimi Angelo, Marcello e Gaetano, la testimonianza che vi do è minima di fronte alla grandezza di quella che ho ricevuto da vostro padre Giancarlo durante tutta la sua operosa ed esemplare esistenza. Tutte le volte che l’ho incontrato mi ha colpito il fatto che tutto in lui nasceva dalla sua appartenenza al Movimento ed incrementava continuamente tale sua appartenenza. Così capivo quello che don Giussani spesso ripeteva parlando ‘dei migliori’ fra di noi: “Per questo il Movimento è diventato la forma della vita”. Custodite questa eredità e comunicatela a tutti così che tutto il Movimento sarà aiutato a ritrovare la sua verità. Vi benedico a tutti di cuore”.
Se qualche cosa di buono veramente io sono o faccio, sappiate che tutto dipende dal fatto che, anche se in tarda età, mi è stato fatto dono di un incontro
Dal canto suo monsignor Francesco Lambiasi, a conclusione della sua omelia, non ha fatto altro che rileggere quanto, negli anni ’70, Giancarlo aveva affisso alla vetrina del suo negozio, a mo’ di annuncio a tutti quelli che varcavano la porta: “Ho ricevuto, qualche volta, giudizi positivi sulla mia persona, sulla mia condotta, sulla mia moralità. Voglia Dio che sia tutto vero! Se qualche cosa di buono veramente io sono o faccio, sappiate che tutto dipende dal fatto che, anche se in tarda età, mi è stato fatto dono di un incontro: Cristo mi si è fatto presente attraverso la compagnia di persone che vivono una esperienza di fede che genera stupore, interesse e gioia, pur nella banalità del vivere di ogni giorno e che cambia la vita. Questo incontro è per tutti, per chiunque nauseato dalla povertà morale e mentale della mentalità del mondo moderno, voglia tentare un cammino verso la gioiosa realizzazione della propria vita, del proprio destino di felicità, della verità di sé, verso l’incontro con Cristo Dio”. Il foglio affisso alla vetrina terminava con una citazione di don Luigi Giussani, il fondatore del movimento di Comunione e Liberazione: “La questione del cristianesimo è una sola: essere convincente per l’uomo di oggi”. Firmato: Giancarlo.
A conclusione del rito funebre, Angelo ha ringraziato commosso il Vescovo ed ha evitato di dire altre parole: “E’ sufficiente e bello quanto detto dal Vescovo che ringrazio di cuore a nome di tutti i fratelli e degli altri parenti”.
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