Continua il trend negativo per il mercato del lavoro a Rimini

Continua il trend negativo per il mercato del lavoro a Rimini

La crisi del lavoro continua a farsi sentire a Rimini e provincia. Lo conferma l'indagine Excelsior (che fa riferimento alle imprese dell'industria e

La crisi del lavoro continua a farsi sentire a Rimini e provincia. Lo conferma l’indagine Excelsior (che fa riferimento alle imprese dell’industria e dei servizi con almeno un dipendente; campione di imprese fino a 50 dipendenti e universo delle imprese con oltre 50 dipendenti), dopo che era già stata delinetata dai dati a consuntivo Istat 2013, da quelli del Centro per l’Impiego relativi al 1° semestre 2014 e dai dati previsionali messi a disposizione da Prometeia e Unioncamere Emilia-Romagna. I dati previsionali 2014 relativamente ai fabbisogni occupazionali delle imprese italiane sono foschi.

In provincia di Rimini per l’anno 2014 è previsto un saldo occupazionale negativo pari a -1.630 unità, determinato dalla differenza tra 11.320 lavoratori complessivi previsti in ingresso e 12.950 lavoratori complessivi in uscita; questa riduzione è dovuta al saldo dei contratti di lavoro dipendente (-1.750 unita) mentre, al contrario, i contratti atipici attivati (a progetto, di collaboratori a partita Iva e occasionali) dovrebbero superare quelli in scadenza (+120 unità).

Per quanto riguarda il lavoro dipendente (esclusi gli interinali), nel 2014 si avranno 10.480 assunzioni di personale (il 92,6% del totale), di cui il 77,6% sarà a carattere “stagionale” (8.130 unità) e solo il 22,4% a carattere “non stagionale” (2.350 unità); la forte incidenza percentuale dei lavoratori stagionali, più elevata rispetto a quella registrata in Emilia-Romagna (37,7%) e Italia (37,2%), determina da un lato un alto tasso di entrata pari al 14,0%, superiore alla media regionale (5,7%) e nazionale (5,4%), e dall’altro un alto tasso di uscita pari al 16,3%, anch’esso superiore alla media regionale (7,0%) e nazionale (6,9%).

La decisa componente stagionale si riflette in modo sensibile sui settori oggetto di assunzione; domina il settore “Turismo e ristorazione” dove si concentra il 70,0% delle assunzioni complessive (stagionali e non); a seguire, con molto distacco, le “Attività da tempo libero (cultura, sport, divertimento) e altri servizi alle persone (lavanderie, parrucchieri/re, centri estetici)” con l’8,4% delle assunzioni, il “Commercio” con il 6,6% e l“Industria manifatturiera e public utilities” con il 4,6%.

Per ciò che concerne il “tipo di contratto”, le 10.480 assunzioni di personale avverranno:

– per il 90,2% con contratti a tempo determinato (68,7% in Emilia-Romagna e 68,2% in Italia);

– per il 5,7% con contratti a tempo indeterminato (22,1% in Emilia-Romagna e 23,8% in Italia);

– per il 2,1% con contratti a chiamata (3,3% in Emilia-Romagna e 1,9% in Italia);

– per l’1,9% con contratti di apprendistato (5,5% in Emilia-Romagna e 5,7% in Italia);

– per lo 0,1% con altre forme contrattuali (0,4% in Emilia-Romagna e 0,4% in Italia).

In generale, nel corso del 2014 le imprese che prevedono assunzioni sono il 18,8% del totale specialmente per attività/lavorazioni stagionali e per sostituire dipendenti in uscita o in maternità/ferie/malattia/aspettativa, mentre le imprese che non prevedono assunzioni (per organico al completo/sufficiente e domanda in calo/incerta) sono l’81,2% del totale.

Con riferimento al solo lavoro dipendente non stagionale, il livello formativo richiesto dalle imprese risulta essere:

– nel 15,2% dei casi il conseguimento del “titolo universitario”;

– nel 47,1% dei casi il conseguimento del “diploma di scuola secondaria”;

– nell’8,5% dei casi il livello di “qualifica di formazione professionale o diploma professionale;

– nel 29,2% dei casi non è richiesta alcuna formazione specifica.

Da evidenziare in positivo, l’incremento della quota percentuale del titolo universitario, che passa dal 6,6% richiesto nel 2013 al 15,2% del 2014.

Risultano di difficile reperimento l’11,5% delle assunzioni previste dalle imprese (270 unità su 2.350), quota inferiore a quella che si riscontra in Emilia-Romagna (13,4%) e in Italia (11,9%). I motivi di tale complessità sono imputabili sia all’inadeguatezza dei candidati (nel 7,3% del totale assunzioni) sia al ridotto numero degli stessi (nel 4,1% del totale assunzioni). In tal senso le maggiori criticità si riscontrano nel settore delle “Costruzioni” dove risulta problematico il 26,1% delle assunzioni previste e nei “Servizi avanzati alle imprese”(21,8%).
Le difficoltà portano a tempi lunghi di ricerca del personale (tempo medio 4,6 mesi) e alla necessaria ulteriore formazione post-inserimento, attraverso corsi interni o esterni (nel 69,8% delle assunzioni).

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