Condhotel a Rimini: molti annunci, zero fatti

Condhotel a Rimini: molti annunci, zero fatti

Il Decreto Legge 12.09.2014, n.133, “Misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, … e per la ripresa delle atti

Il Decreto Legge 12.09.2014, n.133, “Misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, … e per la ripresa delle attività produttive”, convertito con Legge 11.11.2014, n.164, lo “Sblocca Italia”, ha alimentato molte aspettative, legittime e condivisibili. Alcune, purtroppo, tuttora rimaste tali perché agli altisonanti annunci non sono seguiti i fatti.
In particolare mi riferisco all’art.31 (“Misure per la riqualificazione degli esercizi alberghieri”) che tocca da vicino l’offerta turistica e le possibilità di riqualificazione degli esercizi alberghieri esistenti, attività che rappresentano la struttura portante dell’economia costiera e in particolare del territorio di Rimini.
Quell’articolo definisce le condizioni di esercizio dei condhotel, ovvero dei complessi alberghieri “aperti al pubblico, a gestione unitaria, composti da una o più unità immobiliari ubicate nello stesso Comune e da parti di esse, che forniscono alloggio, servizi accessori ed eventualmente vitto, in camere destinate alle attività ricettive e, in forma integrata e complementare, in unità abitative a destinazione residenziale, dotate di servizio autonomo di cucina, la cui superficie non può superare il 40% della superficie complessiva dell’immobile”. Un condhotel si distingue, quindi, da un albergo come tradizionalmente e storicamente lo intendiamo, solo in quanto nella stessa struttura coesistono alcune unità immobiliari residenziali, cedute a singoli proprietari, che utilizzano i servizi generali dello stesso complesso ricettivo.
Esempi di condhotel se ne trovano in mezzo mondo, ma anche in alcune grandi città italiane, soprattutto mèta di una clientela di target medio-alto, con buone capacità di spesa e di investimento. L’esperienza è da tempo applicata con successo nel resto d’Europa e negli USA e, in molti casi, permette alle imprese alberghiere di reperire le risorse per investire e migliorare le proprie strutture.
A Rimini l’applicazione di quel disposto di legge potrebbe essere una buona cosa, sia nei confronti dell’esausto settore edilizio-immobiliare, sia in rapporto al settore turistico-ricettivo.
L’attuazione delle condizioni contenute nell’art.31 della Legge 11.11.2014, n.164, potrebbe aprire una serie di iniziative immobiliari capaci di fornire ossigeno alle attività edilizie del nostro territorio, con ricadute positive per tutte le imprese collaterali e dell’indotto.
Infatti, è ragionevole immaginare che la trasformazione di alcune strutture alberghiere, soprattutto di grandi dimensioni, darebbe un impulso significativo alle attività edilizie del territorio. Quelle strutture resterebbero tali, e dunque non si trasformerebbero in altro se non in strutture più complesse e innovative in grado di ospitare unità residenziali, sempre rientranti nell’ambito della stessa organizzazione ricettiva. L’applicazione della normativa che consente la realizzazione dei condhotel va positivamente considerata nel riminese per non perdere occasioni d’investimento immobiliare e per favorire la necessaria innovazione del sistema turistico, al pari di altre valide iniziative.
Il ritardo della Conferenza Unificata tra Governo e Regioni che deve definire – grazie a un successivo apposito Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri – le condizioni di esercizio dei condhotel, secondo quanto previsto dalla citata Legge, sembra invece un tentativo di alcune lobby di bloccare o di rimandare l’applicazione di quella buona norma.
La sua attuazione, invece, darebbe nuova linfa anche al settore turistico alberghiero che sarebbe sollecitato a migliorarsi, aggiornarsi e rinnovarsi, uscendo da vecchi schemi che hanno causato – insieme ad altri fattori – perdite di quote di mercato. La contrapposizione, dichiarata e occulta, alla “politica” dei condhotel è alimentata da parte di chi ha rendite di posizione da tutelare e probabilmente obiettivi particolari che poco hanno a che fare con quelli collettivi e generali.
Ritorno perciò su una mia personale valutazione delle potenzialità dell’art.31: i condhotel possono essere uno strumento importante di riqualificazione degli alberghi esistenti che accorpandosi, unendosi e rimodulandosi anche in altezza possono liberare aree a terra per il miglioramento dell’ambiente, della viabilità e dei parcheggi. Lo stesso strumento dei condhotel può essere utilizzato in direzione del recupero e della valorizzazione di alcuni decadenti contenitori che nel secolo scorso erano stati costruiti con la funzione di interessanti colonie marine. L’insediamento di attività alberghiere in quei vecchi contenitori, che non hanno alcuna possibilità di essere riconvertiti per altri usi se non quelli alberghieri, favorirebbe attività di recupero e di ristrutturazione di un patrimonio storico in disuso e renderebbe più competitiva e performante la nostra organizzazione ricettiva in campo internazionale. Del resto gli investimenti si fanno se sono sostenibili dal punto di vista economico e se si ha la capacità di mettere in relazione innovazione e mercato.
Pensare in questa ottica alle potenzialità dello “Sblocca Italia” può fare solo bene alla nostra economia, può aiutare a individuare percorsi amministrativi praticabili senza forzature, e può favorire cospicui investimenti sul territorio, fino a cullare l’ambizione di migliorare l’immagine del contesto costiero che oggi -soprattutto in alcuni settori- appare davvero obsoleto e molto decadente.
La sfida di livello nazionale per ottenere una cornice legislativa qualificante i condhotel ha avuto successo. Ora, perché tutto non risulti vano, è auspicabile che sia finalmente emanato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri per “definire le condizioni di esercizio dei condhotel”.

Mauro Ioli

Dal portale dell’Ordine degli Architetti della provincia di Rimini.

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