Campagna elettorale col bisturi in mano

Campagna elettorale col bisturi in mano

Il chirurgo-candidato Garulli sottolinea i meriti dell’organizzazione di “area vasta”, dopo un’operazione a quattro mani. L’esperto: «è una tendenza universale, succedeva anche prima dell’AUSL Romagna».

Campagna elettorale in corsia ospedaliera. Protagonista il primario Gianluca Garulli, direttore della Chirurgia generale di Rimini, Santarcangelo e Novafeltria, nonché candidato alle regionali nella lista Bonaccini. Mercoledì il chirurgo ha operato all’“Infermi” una paziente affetta da una grave forma tumorale, insieme al collega primario del “Morgagni-Pierantoni” di Forlì, Giorgio Ercolani. L’intervento è riuscito. Senonché il dottor Garulli ha rilasciato al proposito una dichiarazione che affianca al lato sanitario quello prettamente amministrativo, cioè politico: «Qualcosa di impensabile fino a qualche anno fa – ha detto – e ora possibile grazie alla presenza di un’azienda unica, AUSL Romagna che annulla di fatto tutti i vincoli burocratici che rendevano difficilissime operazioni in compresenza come questa».

Ma è vero che due chirurghi, uno di Rimini e l’altro di Forlì, possono operare insieme un paziente solo grazie all’AUSL di area vasta Romagna?
Lo abbiamo domandato a un noto direttore di reparto che preferisce rimanere nell’anonimato (e la scelta di non esporsi racconta probabilmente anche di un certo “clima” che si respira).
«Si è vero – spiega – però non direi “grazie” all’AUSL unica, ma “a causa” dell’AUSL unica. Interventi al fegato e al pancreas sono sempre stati eseguiti a Rimini dalla équipe chirurgica guidata dal dottor Francioni anche quando non esisteva l’AUSL Romagna. La novità è che la fusione delle tre AUSL ha comportato scelte di politica sanitaria, a volte laceranti, con criteri di concentrazione per patologia in alcuni ospedali piuttosto che in altri. Ad esempio, interventi chirurgici su pancreas e fegato sono, oggi, sotto la diretta responsabilità del professor Ercolani, che ha lavorato nel centro trapianti del fegato al “Sant’Orsola”. Se a Rimini c’è un paziente con un tumore al fegato, le possibilità sono due: o si trasferisce il paziente a Forlì oppure il professor Ercolani viene all’“Infermi” di Rimini. E’ una tendenza universale a livello europeo, quella di condividere le competenze. Non è una notizia. Non c’è più il chirurgo “acchiappa-tutto”. Anche prima dell’AUSL Romagna il paziente poteva godere di queste competenze rivolgendosi gratuitamente ad altre AUSL della nostra regione, vicine o lontane. La AUSL Romagna ha solo facilitato il processo burocratico in quanto, unendo le aziende sanitarie, ha eliminato la trafila dei rimborsi tra una AUSL e l’altra. Inoltre, ha evitato la tagliola dell’export che, spesso, andava a demerito dei direttori generali. Infine, il paziente, se la concentrazione è metodologicamente corretta, ha un ritorno positivo. Comunque, da quando esiste la medicina moderna, c’è sempre stato il medico che eccelle e che attrae pazienti».

Lo specialista allarga il discorso: «Semmai si potrebbe aprire una discussione interessante analizzando i criteri scelti per individuare dove concentrare la terapia per patologie. Questi criteri dovrebbero essere legati alle competenze. Dovrebbe essere premiato il merito. Purtroppo, non sempre queste scelte sono state comprese dagli operatori e dai cittadini.»

Riepiloghiamo per semplicità: in passato le operazioni al fegato e al pancreas si facevano a Rimini con l’équipe chirurgica della locale AUSL. La riorganizzazione aziendale di “area vasta” Romagna ha portato alla concentrazione a Forlì di queste competenze. E’ per questo che il primario è venuto a Rimini ad operare, insieme al suo collega dell’“Infermi”. L’azienda unica facilita, ma ad essere decisive sono le professionalità. Quindi il merito del buon esito dell’intervento non va ascritto al livello politico-amministrativo.

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