Alberi abbattuti: «torno subito» ma anche «addio per sempre»

Alberi abbattuti: «torno subito» ma anche «addio per sempre»

In zona Duomo il cartello speranzoso di Anthea, nei pressi della rotatoria Bigno un "disboscamento" senza avvisi di momentanea assenza.

“Torno subito”. Era, ed è, il cartello che solitamente qualche negoziante appende alla porta del suo esercizio commerciale, allorquando si deve allontanare dallo stesso per qualche sua necessità; ma poi vi ci torna di lì a breve.
Ora tale comunicazione viene utilizzata anche dagli alberi cittadini, pare; non proprio dagli alberi in verità, ma piuttosto da chi si occupa di loro (o dovrebbe?). Il cartello che recita la stessa promessa a fianco del Tempio Malatestiano è lì dal 28 dello scorso mese – marzo – ma … l’albero non è ancora tornato. È stato abbattuto, e ciò “elegantemente” comunicato con lo stravagante cartello.
Oggi esiste ormai l’obbligo della tracciabilità per ogni cosa, ma non per la motivazione dell’atterramento delle piante, specie se hanno la sventura di nascere e vegetare a Rimini. Non se ne conosce pertanto il perché della sua eliminazione, ma si è portati a pensare che fosse malato (?).

Ma si sa i tigli di Piazza Malatesta – ora degli incubi – abbattuti perché malati, insegnano che a Rimini gli alberi non si curano; o se la cavano da soli o sono destinati ad una brutta fine.
Ma torniamo al caso. Nonostante sia passato un considerevole lasso di tempo dalla mia scoperta, l’albero ancora latita.
Poi una considerazione su ciò che il cartello recita: “Gli alberi abbattuti verranno presto ripristinati con specie idonee al contesto urbano”; perché quello esistente e gli altri consimili non lo erano, o forse erano stati piantati su indicazione di un nemico del verde urbano?
Inoltre. Consultando la Treccani on line, «sùbito avv. [dal lat. subĭto, avv. dell’agg. subĭtus (v. la voce prec.)]. – 1. a. Immediatamente, prontamente, senza indugio: ecc.». La parola assume un significato ben preciso, inequivocabile ed altrettanto ben lungi dalla realtà, ma forse da noi ha un concetto diverso perché a Rimini tutto s’immagina.
Avrei anche voluto chiedere a quale essenza appartenesse il povero albero scomparso, ma anche quelli superstiti e se fossero stati compatibili o meno con le essenze da porsi in pieno Centro però, come spesso è accaduto, non vi era alcun ambientalista nei paraggi (!).

Inoltre parafrasando il proverbio nato da una citazione dell’opera teatrale Aristodemo di Vincenzo Monti, “Se Messenia piange, Sparta non ride”, possiamo affermare che “se il Centro piange, per l’abbattimento dell’albero, l’area di Bigno non ride”.
In quell’area va in scena l’ultimo tentativo, in senso temporale purtroppo perché al peggio non c’è mai limite, di raffazzonare la ormai ingestibile e irreversibilmente compromessa viabilità riminese. Frutto del gioco di società “Il piccolo urbanista” tanto in auge a Palazzo Garampi, ecco l’ennesima inutile rotatoria.

Ma a farne le spese, oltre ai rigogliosi alberi che impreziosivano la precedente aiuola, la stessa sorte è toccata pure a quelli – tigli forse – al margine lato Stadio. Qui però neppure un cartello questa volta, anche perché tali essenze non torneranno né subito né mai più; ci si sarebbe attesa una coerenza in questo, magari con un annuncio del tipo, che so … “tolgo il disturbo”, “non torno più” e via discorrendo.

Rimini capitale di tutto, ora anche con la pretesa della (q)ultura, e adesso anche del sarcasmo cartellonistico floristico che ci si poteva pure risparmiare; se non altro per rispetto dell’intelligenza dei suoi abitanti, e per il risparmio di una spesa superflua ed inutile. Ma pure scevra dal famoso “Premio Attila” che, chissà perché colpì tanto l’amministrazione Tosi a Riccione, ma mai si accorse di ciò che è accaduto qui dalle nostre parti.
L’unica giustificazione è che probabilmente in un futuro gli storici scopriranno che pure Attila, aveva precise simpatie politiche … ante litteram.

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