Al 107 di viale Regina Elena la regalità lascia il passo alla ammuffita stamberga

Al 107 di viale Regina Elena la regalità lascia il passo alla ammuffita stamberga

Affaccia direttamente sulla passeggiata e, insieme ad altri bazar di bassissimo livello, offre l'immagine di un degrado inarrestabile. Il Comune si preoccupa dei bruscolini e non dei macigni.

Viale Regina Elena, come risaputo, è una delle più importanti strade della città. Lungo il segmento che va da viale Tripoli a viale Rimembranze, si rincorrono e si alternano senza soluzione di continuità, abitazioni, bar, alberghi, attività di vario genere. Quanto a vivacità è una delle vie più attive e frequentate della Rimini balneare. Gli alberghi, qui sono in misura preponderante rispetto a tutte le altre costruzioni. Si contendono la prima e la seconda linea del viale e si sottraggono l’un l’altro il privilegio della vista mare. Però, da molti anni a questa parte la Rimini marinara è andata perdendo smalto, attrattiva e clientela.
E’ visibile a tutti l’affievolirsi, anno per anno, della clientela più interessante economicamente a beneficio di quella meno elevata; anche culturalmente, intendiamo. E questo dipende anche dall’offerta che una città offre ai turisti che vuole avocarsi.

Per intenderci, portiamo a esempio questo albergo al 107 di viale Regina Elena. Lo stato indecoroso di questa struttura che affaccia direttamente sulla passeggiata, specialmente la sera incupisce il marciapiedi e porta nocumento anche alle attività confinanti.

A quelle gestite da imprenditori esperti e attenti alla clientela come la proprietaria di un negozio che, esasperata, si sfoga confidandoci di voler vendere la pluridecennale attività a causa del degrado della zona.

Ci racconta che da anni e anni si deve convivere con quell’impresentabile rottame ammuffito che incombe a pochi metri. Non solo.

Si lamenta assai di alcuni vicini di attività, italiani e non, che conducono i loro negozi come lerci e disordinati bazar dell’oriente meno civile. Sostiene che l’Amministrazione Pubblica, come accade spesso, si preoccupa dei bruscolini e non dei macigni.

“Da queste parti, di macigni ce ne sono troppi”, afferma sconsolata. “Oramai siamo circondati”, continua. “Lei non ha idea cosa voglia dire combattere contro questo degrado inarrestabile. Nessuno che metta in riga chi non sa, ma più spesso non vuole, esercitare l’attività come si dovrebbe. Se poi, al quadro già deteriorato si aggiungono schifezze come quel coso pieno di rampicanti e di piccioni che insozzano ovunque… Ho veramente voglia di abbandonare tutto. Guardi là, dall’altra parte della strada. Vede quella specie di casetta scalcinata, ridotta come una topaia? Era una specie di pub, c’era un gran via vai di turisti, ma anche di riminesi che lo frequentavano. Dava allegria, movimento. Ora è un malconcio ammasso di pareti senza vita. Ma si può? Lei che ne dice?”
Che ha proprio ragione, signora. Buona fortuna.

Questa rubrica nasce per porre l’attenzione sulle piccole e grandi brutture, gli sfregi al patrimonio ambientale, i molti edifici trascurati (talvolta totalmente abbandonati) della nostra città. Spesso si trovano in pieno centro o nella “vetrina” turistica di Rimini. Non è disfattismo, è amore per la città bella, perché solo accendendo i riflettori sulle brutture c’è la speranza che si possano sanare le “ferite” inferte sia per mano pubblica che privata. Allinearsi al ribasso, giustificare il brutto e arrendersi all’incuria e al degrado urbano, equivarrebbe ad una sconfitta. E se ha perso la città, per dirla con Niccolò Fabi, abbiamo perso un po’ tutti noi. Ci occuperemo anche del bello, di tutto quello che merita di essere segnalato. Coinvolgeremo molto volentieri quanti vorranno inviarci materiale fotografico interessante sull’argomento: redazione@riminiduepuntozero.it

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