Sta scritto in un atto amministrativo del Comune di Rimini. Che quantifica obiettivi e costi del servizio di navetta per i weekend del periodo dal 16 aprile al 31 maggio, praticamente una quindicina di giornate: 61mila euro.
Il diavolo si nasconde nei dettagli. La giunta comunale ha deciso di ripetere l’esperienza dello shuttlemare. Nonostante il nome spaziale, si tratta di piccoli bus che non devono trasportare viaggiatori in orbita ma semplicemente collegare alcune fermate dei mezzi pubblici a monte della ferrovia (comprese quelle in corrispondenza di parcheggi: Ponte Tiberio, Caduti di Marzabotto, Sindacati, Garden, Palacongressi, Settebello, Fantoni, Clementini, Chiabrera) con quelle a mare nel tratto compreso tra il bagno 1 e il bagno 100.
Siccome la fascia turistica è diventata più difficile da raggiungere di una stazione spaziale, a palazzo Garampi hanno forse pensato di immedesimarsi nell’agenzia della Nasa (l’ente americano per le attività spaziali) coniando qualcosa che ricorda uno Space Shuttle ma che vola molto più basso. E comunque l’associazione di idee viene abbastanza naturale: andare in spiaggia a Rimini è diventato come approdare sulla luna.
Sono mezzi che si muovono a chiamata, tramite App, e che si metteranno in funzione a partire dal periodo pasquale. Sull’albo pretorio online del Comune di Rimini si trova la cosiddetta determinazione dirigenziale che formalizza il servizio, ne quantifica il costo, le caratteristiche e anche le motivazioni. Lo shuttlemare è gratuito per i fruitori perché paga l’amministrazione comunale.
La spesa – in favore di Agenzia Mobilità Romagnola – per un mese e mezzo, dal 16 aprile al 31 maggio prossimi, quando i mezzi si muovono solo di sabato e nei festivi (circa 15 giorni di attività per lo shuttlemare), dalle ore 9 alle ore 21, è di 61.038 euro. Ci sono quattro voci che contribuiscono a formare la spesa complessiva, ma quella della pura e semplice «esecuzione del servizio tramite n. 3 mezzi: di cui due da 18 posti e uno da 12 posti + carrozzina» è pari ad euro 34.320. C’è poi un consistente importo di 18.300 euro che riguarda la “pubblicità”: «sviluppo campagna promozionale con declinazioni grafiche edizione 2022, cartografia e materiali di comunicazione (produzione di cartoline/dépliant), distribuzione e promo presso spiaggia, campagna social media, personalizzazione veicoli dedicati compreso mezzo accessibile per disabili». E infine 3.660 euro per la «attivazione del servizio e gestione aree di intervento» e 4.758 euro quale «canone mensile di utilizzo della piattaforma».
Ed ora veniamo ai dettagli che interessano le motivazioni alla base della decisione “politica” dell’amministrazione comunale di mettere a disposizione i bus navetta. La prima e forse più interessante la si può leggere nella premessa dell’atto amministrativo n. 731 del 01/04/2022: oltre al riferimento esplicito al tema delle «attuali normative di contenimento COVID-19» le quali prevedono la riduzione della capacità dei mezzi di trasporto pubblico locale e quindi «risulta opportuno incrementare i servizi di trasporto offrendo nuove modalità di accesso agli stabilimenti balneari», viene spiattellato questo:
«la realizzazione del progetto denominato “Parco del Mare” sta comportando una inevitabile riduzione dell’accessibilità con mezzi privati agli stabilimenti balneari, che potrà essere recuperata tramite un potenziamento dei servizi del trasporto pubblico locale».
C’è chi sostiene che di inevitabile ci sia solo la morte, ma anche senza voler essere così estremi, si potrebbe eccepire sull’aggettivo scelto. In Comune non la pensano così e operano una lettura un pochino fatalista circa l’impatto del parco del mare sulla sosta. Non sarebbe stato inevitabile attendere lo shuttlemare per sbarcare a Marina centro, ad esempio, se i parcheggi fossero stati programmati e realizzati prima di spazzare via quelli esistenti che erano comunque in numero inferiore alle esigenze. Se nel frattempo fosse stato realizzato il parcheggio interrato di piazzale Fellini, non sarebbe stato inevitabile recarsi in spiaggia senza l’auto. Ma al di là di questo, nelle tre righe citate pare di intus legere, grattando sotto la superficie, una ammissione che le forze politiche che amministrano il Comune non avevano mai espresso. Di fatto, cioè, oggi il parco del mare non è raggiungibile con i mezzi di cui dispongono tutti i comuni mortali. Tanto che si pone l’esigenza dello shuttlemare. Col quale «potrà essere recuperata» la ridotta accessibilità provocata dalla pedonalizzazione del lungomare.
In parte sì. Ma solo in minima parte.
Spiega infatti la determinazione dirigenziale, che «a seguito dell’allentamento delle restrizioni in quasi tutte le attività, appare ragionevole ipotizzare un potenziamento dei servizi del trasporto pubblico, specialmente per una città a tipica vocazione turistica quale la città di Rimini, soprattutto nelle relazioni verso il mare ed, in particolare, quelle relative alla fascia costiera compresa tra il Porto e viale Siracusa, tratto sul quale si concentra la maggior pendolarità tra il Centro Storico a la zona mare». Tradotto: lo shuttlemare si rivolge prevalentemente ai residenti e quindi recupera solo una porzione di questo segmento. E gli ospiti? Coloro che arrivano per i weekend da Modena, Bologna, Ferrara e da altre città della regione Emilia Romagna, oppure dalla Lombardia, rispettivamente secondo e primo bacino di provenienza dei turisti italiani a Rimini? Comunque la si voglia indorare questa amara pillola della penuria di parcheggi, non si può non riconoscere che la soluzione dovrà essere strutturale e non spaziale (le navette vanno benissimo ma sono un palliativo), come d’altra parte è a tutti chiaro, anche in Comune, da molti anni.
Il dramma dei parcheggi sul lungomare era chiaro già 14 anni fa: ne erano previsti 6.600
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