Rotatorie statale 16: il grande ingorgo a breve e molti dubbi sulle soluzioni a lungo termine

Rotatorie statale 16: il grande ingorgo a breve e molti dubbi sulle soluzioni a lungo termine

Circa due anni di cantieri con impatti facilmente immaginabili. Ma, sopportato questo sacrificio, gli interventi che verranno realizzati dopo decenni dalla progettazione, riusciranno a migliorare la mobilità riminese? Vediamo i nove punti sui quali si metterà mano e cosa ci attende.

Dopo decenni dalla pianificazione (un po’ come avvenuto per il Metromare) degli interventi, partiranno i lavori che promettono di risolvere il problema dei serpentoni di auto senza fine sulla statale 16 ai quali siamo ormai abituati, non solo e soprattutto nel periodo estivo e in coincidenza con i grandi eventi fieristico-congressuali, ma ormai in ogni periodo dell’anno.
Partiamo da quello che prevede il progetto. Due rotatorie, una alla intersezione tra la statale 16 e la SS72 e un’altra alla intersezione tra la SS16 e Via Montescudo/Coriano. Ma verranno realizzati anche: un percorso ciclopedonale in zona Covignano (per unire quest’area con il comprensorio tra Via Marecchiese e Via Padulli grazie ad una pista ciclabile lunga poco meno di un chilometro e mezzo). Quindi tre attraversamenti ciclopedonali: SS16 – Via Covignano. Qui verrà ricavato un sottopasso per “forare” la SS16; un altro fra Via della Fiera e SS16, con rampe di accesso e sottopasso alla “Adriatica” nel tratto compreso tra gli incroci SS16-SS72 con Via della Fiera; infine in Via Coriano: sottopasso ciclopedonale alla SS16 che collega il parco di via Santerno con il percorso ciclopedonale previsto lungo via Coriano.
Si passa poi alla viabilità di collegamento in Via Venezia – Via Udine con un ponte per attraversare il Rio Melo collegando, lato mare, le due vie. Per terminare con un altro tratto di viabilità di collegamento, Via Berlinguer – Via Tavoleto, più un percorso ciclopedonale a Scacciano di 1300 metri circa fra l’abitato e la palestra comunale di Riccione. Tanta roba.
Ovviamente tutti gli occhi sono puntati sulle due rotatorie. Entrambe sono figlie di una convenzione che risale a più di vent’anni fa, sottoscritta tra Anas e Comune di Rimini. La prima (124.70 metri di diametro), tra la statale 16 e la SS72, è uno dei punti più nevralgici. La seconda, tra la SS16 e Via Montescudo/Coriano, conta di snellire l’ingresso al centro di Rimini ed avrà un diametro di 65 metri.
Parliamo di una strada statale che risulta appesantita enormemente dal fatto di essere “ricettore” del traffico autostradale in ingresso e in uscita, e dalla concentrazione di più “attrattori”: la Fiera, i due centri congressuali di Rimini e Riccione, anzitutto, ma anche altri insediamenti sorti con poca o nulla programmazione viabilistica di contorno: si pensi solo al Gross, al parco acquatico di Oltremare e all’autodromo di Misano.
Ora, l’interrogativo che si pone, a distanza di tanti anni rispetto a quando furono pensati gli alleggerimenti che si concretizzeranno con un ritardo biblico, è il seguente: il progetto riuscirà a rispondere alle aspettative? Oppure l’investimento ingente non produrrà effetti risolutivi ma solo palliativi? Perché la sostanza del vulnus è che la SS16 continuerà a rimanere l’asse portante della mobilità fra nord e sud e l’arteria di distribuzione di un’area urbanizzata in maniera intensiva.
Chi ha un po’ studiato l’argomento, sa che senza la complanare (progetto pronto dal 2009) non si andrà lontano. Lo studio che accompagnava quest’opera, chiamata anche la “tangenziale” di Rimini, parlava già in anni lontani di “100.000 veicoli giornalieri totali con picchi dell’ordine delle 125.000-130.000 unità” per il corridoio Adriatico (tra A14 e SS16) in corrispondenza di Rimini.
Gli interventi di cui sopra si prolungheranno per circa due anni e questo permette di comprendere le conseguenze che si ripercuoteranno sul traffico cittadino in estate e in inverno, considerato che si andrà verso una ripresa del turismo e del congressuale-fieristico con l’allentarsi della morsa della pandemia.
Bene ha fatto il prefetto di Rimini ad assumere, a partire dallo scorso dicembre, la regia gestionale per mitigare gli impatti, che comunque ci saranno, sulla mobilità riminese, attraverso il tavolo tecnico di coordinamento. Ma questo sarà solo un aspetto del problema, importantissimo, sia chiaro, perché se siamo abituati a vedere cantieri che si aprono a sorpresa (infinitesimamente più piccoli e insignificanti rispetto a quelli attesi sulla statale 16) e che generano ingorghi paurosi in coincidenza di fiere frequentatissime, senza la minima programmazione, è facile immaginare cosa sarebbe successo se tutta la partita delle soluzioni da mettere in campo per attutire il cozzo dei lavori sulla SS16 fosse stata lasciata in mano all’amministrazione comunale. Ma la questione che rimane aperta, e sulla quale ormai si può fare ben poco perché siamo arrivati alla cantierizzazione, è quella più sostanziale: al termine dei due anni fatidici, Rimini potrà contare su un traffico accettabile, come si conviene ad una città turistica “dolce” (come si diceva una volta), oppure i risultati non miglioreranno sostanzialmente rispetto ad oggi?

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