I soci pubblici della Fiera alzano il muro in difesa del presidente di Ieg dopo le dichiarazioni di Matteo Marzotto. Comunicato e piccola analisi.
Sembrava strano che davanti alle dichiarazioni di Matteo Marzotto i soci pubblici della Fiera se ne stessero in silenzio. E così oggi è arrivata la lunga nota che pubblichiamo qui sotto a firma del sindaco di Rimini e dei presidenti di Provincia e Camera di Commercio. Evidentemente con un po’ di ritardo hanno realizzato che la portata delle dichiarazioni dell’ex vicepresidente di Ieg è stata dirompente, a partire dalla ricostruzione sulla mancata quotazione, che a suo dire si sarebbe potuta fare molto prima, evitando così di incappare nel peggior momento dell’anno per la Borsa. E poi le indirette conferme di alcuni episodi della gestione interna finiti nel servizio della Stampa, fino al ruolo del “parón”. Toccare Cagnoni a Rimini è vietato, ma questo Marzotto forse non lo sa. Così come forse non immagina che la Fiera sia un santuario inviolabile. E una ragione c’è: è l’unica gallina dalle uova d’oro rimasta su piazza. E il solo pensare in quali mani potrà finire dopo l’inossidabile Cagnoni fa venire il mal di mare. Detto questo, il “cordone” steso dai soci pubblici non è una difesa ma la riproposizione di un dogma, e come tale non dialoga nel merito di quanto ha argomentato Marzotto. Il messaggio è un altro: lunga vita al faraone, che si spera possa voler dire anche lunga vita alla gallina dalle uova d’oro. Resta il fatto che Matteo Marzotto non è un pericoloso leghista che ha deciso di fare la guerra a Rimini, ma un manager che, pur giovane, non ha solo il physique du rôle ma anche un curriculum leggermente diverso da quello di Cagnoni, Gnassi, Santi e Moretti. E l’impressione è che la sua conoscenza diretta di Ieg e le conseguenti valutazioni per nulla tenere, restino una pietra d’inciampo. Far finta di niente, arte che a Rimini ha maestri da Oscar, rischia di non essere la scelta migliore per il bene stesso di Ieg e del territorio.
Dopo le esternazioni degli ultimi giorni in merito a IEG è doveroso portare all’attenzione alcuni macroscopici fatti che sono sfuggiti al dibattito.
1) In merito alla scelta compiuta dai soci vicentini sull’avvicendamento di Matteo Marzotto, a seguito delle volontarie dimissioni di quest’ultimo dal CdA di IEG, da parte nostra c’è stata semplicemente la presa d’atto di una decisione legittimamente assunta dai soci di Vicenza. Come ovvio che fosse non siamo mai entrati su alcuna valutazione condotta dagli altri soci, i quali evidentemente, avranno avuto loro ragioni per scegliere di avvicendare. Può essere che la si valuti una decisione condivisibile o meno ma, comunque la si pensi, resta una scelta nelle legittime prerogative del Socio Vicentino.
2) Un secondo aspetto non meno importante consiste nel fatto che non risulta che nel corso del loro incarico fino al dicembre 2018 vi siano mai state distinzioni da parte dei membri del CDA rispetto agli indirizzi presi dal CDA stesso o che abbiano mai fatto segnare prese di posizione sull’opportunità di intraprendere strategie diverse da quelle condivise dal management della società.
Sull’atavico problema italiano di non sapere far sistema e non guardare orizzonti più ampi, va ribadito che siamo stati (a tutt’oggi) l’unica esperienza (in campo fieristico congressuale) di aggregazioni strategiche e “pesanti” al di là di confini geografici e politico amministrativi relazionandoci con un polo fieristico di un’altra regione. Una scelta guidata elusivamente da obiettivi di piano industriale e di respiro internazionale per quanto riguarda il comparto Fieristico-Congressuale. Una scelta che ha rafforzato il gruppo IEG nei confronti dei player concorrenti mondiali che oggi fanno più a fatica ad esempio ad aggredire le nostre fiere leader.
Certo si può sempre fare di più e meglio e su questa strada si lavorerà.
Se il riferimento ad alcune critiche e mancate occasioni da parte di IEG facessero riferimento alla proposta letta sulla stampa di Marzotto, di una unificazione di cinque poli fieristici (con Verona, Milano, Bologna, Parma) in un unico contenitore, sotto le ali della Cassa Depositi e Prestiti o di qualche investitore privato, intanto non vi era alcuna chiarezza sul ruolo di Rimini e inoltre, fondamentale, è che ogni ragionamento a Rimini, in campo fieristico non può prescindere dalla ricaduta economica diffusa sul territorio. Questo è il legame indissolubile tra Fiera e territorio di cui come soci pubblici intendiamo essere garanti. Per questo ogni operazione che si va a fare sulla Fiera non può avere come effetto indebolire Rimini e la sua Fiera. Perdere questo patrimonio a favore di un investitore è un errore da non compiere e di cui abbiamo contezza.
Siamo invece convinti che sia giusto continuare con lo schema che fin qui ci ha dato soddisfazione trovando strategie che mettano in equilibrio e in relazione virtuosa gli interessi industriali dell’impresa “IEG” e gli interessi dell’economia diffusa del nostro territorio, cioè la ricaduta economica territoriale. Convinzione la nostra supportata non da teorie ma da fatti: da una parte i risultati economici di IEG di cui abbiamo detto; dall’altra parte dai riscontri che abbiamo dal tessuto economico dell’intera provincia.
La seconda questione. Non può sfuggire a nessuno che l’eventuale idea di unificazione “nazionale” dei poli fieristici non trovi, almeno fino ad oggi, nessuna presa di posizione o lancio anche solo di una suggestione da nessuno degli attori in campo nel settore, siano essi Operatori, Enti Locali, Istituzioni o Istituti di sviluppo economico. Il segno forse che un’ipotesi di questo tipo, per i player italiani, capaci per la conoscenza del settore di stare nel mercato internazionale, non ha i presupposti per essere nemmeno posta in discussione.
Compreso quindi di cosa stiamo parlando per Rimini, da stigmatizzare infine il tentativo di alcune forze e gruppi politici di delegittimare IEG. Un tentativo strumentale per due ordini di motivi:
il primo, la contraddizione tra i risultati economici della gestione di IEG e la richiesta di sfiduciare il Management che quei risultati ha prodotto;
il secondo riguarda la tendenza a vedere il dito e non la luna ovvero di non voler vedere che la causa del rinvio della quotazione in borsa di IEG sta tutta negli avvenimenti nazionale e Internazionali degli ultimi mesi contrassegnati da stagnazione per il presente e recessione per il futuro. Condizione questa che ha spinto investitori internazionali e nazionali a scappare dalla Borsa.
Nello stigmatizzare questo atteggiamento ci facciamo forza di quanto successo pochi giorni fa proprio alla fiera all’inaugurazione del Sigep: il ministro Centinaio ha telefonato al vicepremier Di Maio per portargli l’esempio di Rimini, del Sigep, di Ieg.
E’ evidente quindi che le critiche sono pretestuose strumentali e contraddittorie, anche dal punto di vista politico, e spesso non hanno fondamento. Nessuno lavori per danneggiare la fiera né le previsioni del suo Piano Industriale che riguardano gli investimenti su Rimini. Attività che saranno condotte dal CdA di IEG che ha la piena fiducia per il conseguimento degli obiettivi fissati da parte dei Soci, compresa la quotazione in Borsa.
Come fin qui fatto nella nostra qualità di soci pubblici valuteremo e approveremo tutte le attività proposte dal Management sempre con l’attenzione di produrre vantaggi sia per l’azienda IEG sia per il territorio.
Andrea Gnassi
Sindaco di Rimini
Riziero Santi
Presidente Provincia di Rimini
Fabrizio Moretti
Presidente CCIAA Romagna
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