Psbo: annunci, promesse e costi lievitati, ma inquinamenti e divieti di balneazione restano

Psbo: annunci, promesse e costi lievitati, ma inquinamenti e divieti di balneazione restano

Ad inizio stagione a Rimini per due giorni di pioggia si sono rese necessarie già dodici chiusure. Politici e tecnici assicuravano l’eliminazione degli scarichi a mare “entro il 2020”, poi “entro il 2023”, poi “entro il 2024”. E il Comune solo per issare i cartelli spende 25mila euro in quattro mesi.

“Nel 2020 eliminazione divieti di balneazione”.
“Completamento degli interventi previsto entro il 2023”.
“Entro il 2024, saranno eliminati tutti gli 11 scarichi a mare”.
Sono tre fra i tanti annunci dati da amministrazioni locali e aziende pubbliche per “gasare” l’opinione pubblica, per motivare i contribuenti e far digerire loro il boccone amaro del rincaro bollette.
Annunci che però sono rimasti tali. Promesse non mantenute: l’eliminazione degli scarichi ancora oggi (siamo al solstizio d’estate dell’anno 2024) non c’è ma ci sarà in futuro – forse; quando, non è dato saperlo.
Altro che “eliminazione divieti di balneazione” nel 2020; altro che “entro il 2023”, “entro il 2024”.

Il bollettino parla chiaro: a far data dall’inizio della stagione balneare il litorale del comune di Rimini è stato già interessato da ben 12 (dodici) divieti in otto (8) comparti costieri, benché episodici e temporanei. Episodici, poi, non tanto, perché nei tratti di costa di foce Marecchia nord e foce Marecchia sud, così come alla fossa Rodella (Rivazzurra) e al Rio Asse nord le chiusure si sono ripetute due volte a distanza di pochi giorni l’una dall’altra.
In specie due giornate, quelle del 3 e del 13 giugno, si sono rivelate un disastro anche per altri sfioratori di piena: Brancona (Torre Pedrera) e Rio Asse sud il 3 giugno; La Turchia (Viserba) e Colonnella I (Bellariva) il 13 del mese.
Ricapitolando, lungo la costa da nord a sud le “bandiere rosse” di divieto della balneazione sono state sventolate una volta a Torre Pedrera Brancona, una volta a Viserba La Turchia, due volte a Rimini foce Marecchia sud, due volte a foce Marecchia nord, una volta a Bellariva Colonnella I, due volte a Rivazzurra Rodella, due volte a Miramare Rio Asse nord, una volta a Rio Asse sud.
Dodici episodi di divieto della balneazione, dicevamo. Uno di questi – è bene sottolineare – non dovuto alle cosiddette “misure preventive”, cioè quando un eccesso di pioggia manda in crisi il sistema fognario, ma verificatosi in un giorno “normale”, il 23 maggio scorso. Si trattava di un giorno di monitoraggio a campione delle acque da parte dell’agenzia ambientale regionale (Arpae): esito delle analisi, il parametro Escherichia Coli schizzato a 1160, ben oltre la soglia di legge. Inquinamento delle acque, poi ritornate sotto il livello di guardia, ma non certo un bel segnale.
Torniamo alle sopra citate promesse – da marinai, si sarebbe tentati di aggiungere.
La promessa relativa al 2020 si trova alla diapositiva numero 7 della relazione tenuta da tecnici di Hera e Arpae in un convegno pubblico nel 2018 a Venezia: i relatori tracciavano una ideale linea del tempo delle “magnifiche sorti e progressive” del sistema idrico riminese. Questi gli step: Piano generale delle fognature nel 2006; Atto di indirizzo nel 2010; Piano di Salvaguardia della Balneazione nel 2011; 2012 Piano d’indirizzo Provincia di Rimini; 2013 PSBO “ottimizzato”; riduzione 50% divieti di balneazione nel 2016; eliminazione divieti di balneazione nel 2020. Nella diapositiva 11 della stessa relazione i tecnici precisavano che il PSBO – “al momento il principale intervento di risanamento fognario in Italia” – comportava un costo di 154 milioni di euro.
La promessa relativa al 2023 si trovava – e si trova tuttora – nel “Documento strategico DSR 2021-2027 – ATUSS Comune di Rimini” della Regione Emilia-Romagna, pagina 22. Leggiamo la relazione in dettaglio: “Progetto Faro: PSBO. Livello di definizione: in corso di implementazione. Appaltate opere per il 70% del totale. Sette su undici gli scarichi a mare chiusi, per i restanti quattro il completamento degli interventi è previsto entro il 2023”.
Nel lettore tali parole sollevano un interrogativo: se nel 2021 – datazione del Documento Strategico Regionale – le opere erano al 70% del totale e sette su undici gli scarichi a mare già chiusi, come mai ancora oggi – nel 2024 – sono otto i tratti di mare interessati, ogni volta che piove, dai divieti?
Veniamo alla terza promessa, “entro il 2024”: la fonte è la stessa HERA, che si lasciò sfuggire l’annuncio nel 2020, forse per eccesso di entusiasmo all’indomani del completamento delle vasche sotterranee a piazzale Kennedy. E’ una pagina ancora oggi accessibile al pubblico, dove si legge, in dettaglio: “A oggi [luglio 2020, ndr], sono oltre 5 mila i metri quadrati di costa “liberata” dal divieto di balneazione, per un cantiere terminato ormai al 90%. Entro il 2024, saranno eliminati tutti gli 11 scarichi a mare”.
Tale annuncio è smentito dal Comune di Rimini, che nel maggio ultimo scorso, il giorno dopo l’inquinamento da Escherichia Coli a Miramare-Rio Asse nord, ha precisato in una nota alla stampa: “durante il periodo di attività balneare 2024 (dal 25 maggio al 29 settembre), è vietata temporaneamente la balneazione nell’acqua di balneazione corrispondente agli sfioratori interessati dall’apertura delle paratoie causata dal verificarsi di pioggia persistente o di notevole intensità. I bacini interessati sono il Brancona (Torre Pedrera), Viserbella (La Turchia), Foce Marecchia nord e sud, Ausa, Colonnella 1, Colonnella 2, Rivazzurra (Rodella), Miramare (Rio Asse)”.
Quindi pare di capire che le “fosse” ancora da risanare siano almeno quattro, e nove i tratti di costa a rischio divieto per pioggia-fogne. Infatti, come abbiamo documentato, fra il 3 e il 13 giugno otto zone di mare sono state chiuse.
Nel frattempo, nel gran mare degli oltre 150 milioni di euro del PSBO, i soldi pubblici viaggiano che è un piacere. Un esempio, anche se parziale: Palazzo Garampi ha appena affidato per la stagione balneare 2024 un appalto “in house” alla azienda di sua proprietà Anthea (verde pubblico e manutenzione strade) per la gestione della “comunicazione” nei casi, appunto, di divieto della balneazione. In pratica, i cartelli con i segnali di divieto, già esistenti, da issare alla bisogna nelle varie zone di spiaggia in modo che siano leggibili dai bagnanti. Un incarichetto da 25mila euro tondi tondi, IVA compresa. Un appalto “passante”, specificano i contabili del Comune: vale a dire che Anthea, che non fa quello di mestiere, “passerà” l’incarico ad altri, vedremo a chi, come e a qual prezzo.
Morale di quella che non è una favola ma realtà: le amministrazioni deliberano e incaricano le aziende pubbliche, facendo promesse; i cittadini pagano in bolletta – o con le tasse – gli investimenti (oltre 150 milioni di euro); le aziende pubbliche incassano, progettano, realizzano (non tutto) e si lasciano andare a nuove promesse; i cittadini continuano a pagare il conto, sempre più caro; le promesse non vengono mantenute, e si riparte. Un ciclo, corsi e ricorsi: è il ciclo idrico-fognario.

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