Ennio Grassi, Moreno Neri e Stefano Piccioli sono stati ricevuti alla Soprintendenza di Ravenna. Ma si sono sentiti dire che le mura che vengono trivellate in questi giorni e quelle che verranno demolite sulla sponda opposta, non hanno alcun valore. Da qui la richiesta di poter vedere la documentazione che suffragherebbe questa tesi. Inviata anche ai Carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale. Il caso approda pure in parlamento.
L’affaire passerella sull’acqua, e relativo impatto su beni archeologici che dovrebbero essere tutelati, si fa serio. Stiamo ovviamente parlando dei lavori in corso a mare del ponte di Tiberio per allestire passerelle e camminamenti “volanti”. Finché si parlava del progetto in astratto in pochi (praticamente tutti ospitati su questo foglio online) avevano capito di cosa si stesse parlando e con quali conseguenze. Poi negli ultimi giorni sono arrivati i buchi nelle mura malatestiane e improvvisamente è diventata chiara a tutti la gravità dell’intervento. Possibile che la competente Soprintendenza abbia messo il timbro, visto si trivelli? Ora, al riguardo, ci sono degli sviluppi abbastanza clamorosi e altri nei prossimi giorni potrebbero aggiungersi.
Il primo. Chi si era da subito espresso in maniera contraria al progetto, ha compiuto anche passi ufficiali. Ennio Grassi, Moreno Neri e Stefano Piccioli, in rappresentanza del “Coordinamento degli abitanti del Borgo S. Giuliano” (che fra le proprie finalità ha anche quelle della conservazione e tutela delle tradizioni paesaggistiche, storiche, architettoniche e artistiche del territorio), hanno chiesto e ottenuto un incontro alla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Ravenna, avvenuto il 2 maggio scorso. Hanno così potuto parlare col dirigente, arch. Giorgio Cozzolino, e col responsabile per la zona di Rimini, arch. Vincenzo Napoli, esprimendo ad entrambi tutta la preoccupazione per le opere previste (nel frattempo avviate) dal Comune di Rimini nel cosiddetto “comparto 4”. Non una preoccupazione campata per aria. Hanno fatto presente che la passerella di 150 metri (in acciaio e legno) che costeggerà le mura sul lato del centro storico – tra il Ponte di Tiberio e il Ponte dei Mille – è previsto venga ancorata conficcando un centinaio di travi in acciaio nelle mura medievali-malatestiane, restaurate nel 1751 (lo attesta l’epigrafe che si trova sul muro in sponda destra, e molto interessante è la tesi di laurea reperibile online dal titolo “Le mura bassomedievali di Rimini: analisi archeologica” discussa pochi anni fa all’università Ca’ Foscari), ad esclusione di una porzione di mura restaurata nel 1990.
Così come è prevista la realizzazione di un “balcone aggettante”, sempre in acciaio e legno, lungo le mura in sponda sinistra, ovvero lato Borgo San Giuliano, per accedere al quale verranno abbattute parti della mura in corrispondenza di nicchie che (come le mura) risalgono alla seconda metà dell’Ottocento. Ma davanti a questa esposizione dei fatti, l’arch. Napoli avrebbe risposto che quelle sforacchiate non sono mura medievali-malatestiane ma restaurate di recente e quelle che verranno abbattute solo “tamponamenti” altrettanto recenti. Delle due l’una: o ha ragione il responsabile della Soprintendenza (ma contro la sua opinione ci sono storici e studiosi e varie associazioni, da Italia Nostra a “Rimini Città d’Arte”, Legambiente e altre), che forse ha autorizzato i lavori sul presupposto che quelle trivellate siano mura di scarso valore, oppure hanno ragione tutti gli altri. E nel secondo caso l’autorizzazione della Soprintendenza potrebbe scricchiolare.
La vicenda però non finisce qui. Grassi, Neri e Piccioli vogliono vederci chiaro e hanno inviato una raccomandata a Soprintendenza, Comune e Provincia di Rimini (questi ultimi due enti sono infatti proprietari, rispettivamente, delle mura in sponda destra e delle mura in sponda sinistra) e per conoscenza anche al comando regionale tutela del patrimonio culturale dei carabinieri, nella quale chiedono di vedere le carte, cioè di poter visionare, ed eventualmente avere copia, della documentazione presente negli archivi della Soprintendenza, del Comune e della Provincia, dalla quale trovi conferma quanto ha sostenuto l’arch. Vincenzo Napoli.
Il secondo. Sta per partire anche un esposto alla procura della Repubblica di Rimini sui contestati lavori.
Il terzo. Non solo l’opposizione scalpita (“Farò presentare d’urgenza una interrogazione parlamentare dall’On. Palmizio”, ha commentato Carlo Rufo Spina sulla nostra pagina Facebook) ma anche negli Ordini professionali si accendendo i riflettori su quel che sta accadendo.
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