Dialoghi col massone/3: i demoni nel Tempio Malatestiano, il pregiudizio in città

Dialoghi col massone/3: i demoni nel Tempio Malatestiano, il pregiudizio in città

Perché i massoni amano tanto il Tempio Malatestiano? Lo spiega in questa intervista Moreno Neri. Che condivide e rilancia anche la proposta di Gioenzo Renzi finalizzata a valorizzare Ezra Pound e il suo legame con Rimini.

Che in alcuni ambienti della Rimini che conta e decide dall’alto delle istituzioni l’aria si sia fatta greve e anche un po’ irrespirabile, segnata da troppe conventio ad excludendum, lo attestano varie evidenze empiriche. Non c’è bisogno di guardare nelle stanze della politica, della finanza o dell’economia. Anche la cultura galleggia nello stesso brodo. Una di queste evidenze è che dai ciclici incontri e convegni che la Fondazione Carim dedica al Tempio Malatestiano (l’ultimo si è tenuto fra novembre e dicembre) viene sistematicamente escluso il riminese che da anni studia e pubblica volumi sulla creatura architettonica di Sigismondo Pandolfo Malatesta, sul suo ospite scomodo (Giorgio Gemisto Pletone) e su quegli autori (come Charles Yriarte) che il Tempio l’hanno posto sul proscenio dell’arte e della cultura mondiale ma che a Rimini attendono ancora di essere compiutamente sdoganati.
L’iconografia del Tempio secondo la massoneria è uno scrigno di significati arcani. Ma non è questione di massoneria. Da Roberto Valturio in qua il filone esoterico è assai prolifico: “Simboli tratti dai più occulti penetrali della filosofia e altrettanto atti ad attrarre fortemente i dotti quanto a permanere nascosti al volgo” (De Re Militari). Che si tratti o meno di “un tempio d’amore alchemico”, come l’ha definito Guido Nozzoli, e prima e dopo di lui tanti altri, è oggetto di studio e il tema lo affrontiamo con Moreno Neri, concludendo così un approfondimento che ha toccato prima la sua esperienza politica e di creativo a Rimini, poi quella di massone.

Apriamo il capitolo Tempio Malatestiano. Nel 2001, quando il Circolo Venerucci organizzò il famoso convegno sui “Simboli tratti dai più occulti penetrali della filosofia”, la chiesa riminese “sparò” alzo zero contro quella iniziativa e qualche politico cattolico protestò per il patrocinio concesso dagli enti pubblici.
Ricordo bene quel che accadde ma mi sembra che l’atteggiamento della Diocesi e del settore attività culturali della Fondazione Carim sia nel frattempo cambiato. In quegli anni a Rimini determinate tematiche sul Tempio non si potevano assolutamente affrontare e a mio parere ci fu una reazione abbastanza spropositata nei confronti del nostro convegno.

Un passo indietro: come hai iniziato ad occuparti del Tempio Malatestiano?
Fu grazie a Guido Nozzoli. Dopo averlo conosciuto, ad un certo punto mi propose l’iniziazione alchemica, che però non era la via verso la quale mi sentivo portato. “Allora perché non provi a studiare il Tempio Malatestiano?” Coincidenza volle che un po’ di tempo dopo avere iniziato questi studi, venne in visita al Tempio Malatestiano una loggia di Salonicco intitolata a Pletone. E siccome in loggia sapevano che, grazie ai consigli di Guido, me ne stavo interessando, mi fecero fare da guida alla delegazione, che naturalmente si dimostrò molto interessata alla tomba di Pletone. Parallelamente ho iniziato a pubblicare per l’editore Raffaelli. Ho tradotto fra l’altro “Le raffigurazioni del Tempio Malatestiano” di Charles Mitchell, “Delle differenze fra Platone e Aristotele” e “De differentiis” (2001) di Giorgio Gemisto Pletone, “Stones of Rimini” di Adrian Stokes (2002), ho curato “Visitatori celebri nel Tempio di Rimini” (2004), ho tradotto dal francese “Rimini: un condottiero del XV secolo: studi sulle lettere e le arti alla corte dei Malatesta secondo le carte di Stato degli archivi d’Italia” (2003) di Charles Yriarte, “L’infinito è dalla parte di Malatesta (2004) di Henry de Montherlant, e molto altro.

E’ Charles Yriarte, massone anche lui, che affonda il coltello nel tempio pagano dopo essere stato “sedotto” da Rimini.
Il Tempio e Rimini erano del tutto assenti dal cosiddetto “grand tour” europeo dei colti dell’Europa di quel tempo, dai circuiti culturali che invece inglobavano ad esempio Ravenna. Molto probabilmente anche perché il Vasari nelle Vite degli artisti pur parlando di Piero della Francesca non nomina nemmeno l’affresco di Rimini. Yriarte fa di Rimini una delle tre capitali del Rinascimento insieme a Venezia e Firenze. Il suo libro ha un tale successo che la voce Rimini viene inserita nell’Enciclopedia Britannica e la redige Pasquale Villari, massone anche lui. Sarà un caso anche questo? Da qui, fra l’altro, nasce l’interesse verso il Tempio da parte di Ezra Pound. E che dire di Samuel H. Kress, che nel dopoguerra investì 65 mila dollari per intervenire sul Tempio danneggiato, massone lui pure? Mi dispiace per la Diocesi ma i massoni c’entrano molto col Tempio Malatestiano.

L’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Rimini di recente ha promosso in collaborazione con la Fondazione Carim un ciclo di incontri dedicati all’Umanesimo cristiano del Tempio Malatestiano…
Confesso di non aver seguito nulla di questo ciclo, perché ero rimasto deluso dal precedente dedicato al “Tempio Malatestiano oltre l’Italia”.

Perché c’è tanto feeling fra massoni e Tempio Malatestiano?
Direi che c’è un’affinità abbastanza immediata e anche profonda. Mi capita due o tre volte all’anno che degli amici mi chiedano di guidarli ad una visita al Tempio e in genere faccio fare loro questa specie di gioco mentale: prima faccio osservare la facciata e le due fiancate, poi si entra all’interno e chiedo a chi mi accompagna di immaginare come doveva essere il Tempio esattamente al tempo di Sigismondo Pandolfo Malatesta. C’erano il pavimento, le tre cappelle del lato sinistro e le tre cappelle del lato destro. Basta. Il tetto era ancora scoperto perché stavano ragionando sulla cupola. Poi mostro anche le miniature dove si vedono gli operai con martello, scalpello, squadre: spiego che sono i “magistri comacini”, che per molti costituiscono gli antenati della massoneria. Quest’ultimo è un ulteriore elemento che crea un legame tra massoneria e Tempio, ma al termine del gioco o esperimento visivo, ci si accorge della realtà del Tempio pagano. Tutti possono fare questa prova. Attenzione però, pagano, non anticristiano. Nel Tempio ci sono anche le immagini dei profeti, dei santi, dei personaggi biblici…

Certo che voi massoni sul Tempio Malatestiano partite avvantaggiati, con l’assist di un papa che l’ha definito un tempio di adoratori del demonio.
Papa Pio II, che scomunicò Sigismondo, disse infatti che non sembra un tempio di cristiani ma di fedeli adoratori dei demoni. Un giudizio che continua a creare un certo imbarazzo nella chiesa, ma se io fossi un cattolico lo rispetterei e non solo perché pronunciato da un papa ma perché Pio II è stato un grande umanista. I demoni vanno intesi in senso socratico, sono i daimones che troviamo continuamente raffigurati nel Tempio. Piergiorgio Pasini sostiene che non sia una chiesa pagana ma cristiana perché è piena di angioletti. In realtà questi angioletti sono i demoni di cui parlava Pio II, una vera e propria profluvie di putti che nel Tempio Malatestiano si trovano ovunque.

Perché tanti demoni nel Tempio?
I demoni ci sono perché la cultura di Sigismondo Pandolfo Malatesta è platonica, dove i demoni sono un mezzo di intermediazione tra la vita dell’uomo e il Divino. Sono convinto che l’idea di Sigismondo fosse quella di costruire un tempio platonico e non è un caso che torni dalla crociata con le ossa di Pletone e le collochi nel Tempio. Anche Pletone veniva accusato di paganesimo e il suo sostanziale disegno fu quello di reintrodurre il platonismo in Italia. Il Tempio Malatestiano rappresenta lo spirito di quella determinata epoca: è un tempio pagano ma nel senso che è un tempio platonico e il platonismo non è in opposizione alla chiesa cattolica.

A proposito di platonici, Giovanni Reale ti ha proposto di curare l’edizione completa degli scritti di Pletone per Bompiani nella collana “il pensiero occidentale”. Com’è avvenuto l’incontro con lui?
Giovanni Reale a mio parere è stato il più importante platonico del nostro tempo. Conoscendo la sua posizione, il lungo insegnamento all’Università Cattolica, la sua amicizia con papa Wojtyla, appena lo incontrai gli dissi subito della mia appartenenza alla massoneria, proprio perché non volevo creargli il minimo problema nemmeno con le gerarchie.

E lui come reagì?
Mi dimostrò una grandissima apertura e nessuna preoccupazione per il mio essere massone. E’ una posizione molto corretta, che dovrebbe valere sempre e ovunque, anche a Rimini. Quel che conta è la conoscenza dell’autore e non il culto al quale ti richiami. Così come ho ottimi rapporti con gli allievi di Reale. Mi stupisco spesso di avere rapporti si studio e dialogo con docenti cattolici, mentre a Rimini coi cattolici dal punto di vista culturale non sembra possibile fare la stessa cosa. Alla Fondazione Carim non penso sia neanche mai venuto in mente di invitarmi ad una conferenza sul Tempio Malatestiano… Magari avrebbero potuto farlo anche solo per mettermi a tacere, criticarmi, demolire i miei studi.

Gioenzo Renzi ha proposto che Rimini si decida finalmente di valorizzare Ezra Pound. Finora silenzio di tomba. Cosa ne dici della proposta?
E’ un’ottima idea. Rimini non può permettersi di non riallacciare i fili con Pound, mettendo da parte le assurde ragioni “ideologiche” che fino ad oggi l’hanno impedito. Pound è considerato il massimo poeta del ventesimo secolo, ha dedicato i Cantos Malatestiani a Rimini, dovrebbe essere un punto di forza per la città. Pound ha scoperto e amato il Tempio (così come anche Adrian Stokes e Bernard Berenson) grazie a Yriarte, che scrisse: “Questa impressione di paganesimo è l’impressione dominante entrando nell’edificio”. I Cantos non sono mai stati valorizzati a Rimini. Molti anni fa rimasi scandalizzato nel vedere che nei depliant turistici sui monumenti da visitare in città, realizzati in lingua inglese e francese, non c’era traccia di Pound, Henry de Montherlant e altri. Un centro poundiano o qualche iniziativa mirata sarebbero importantissimi a Rimini. Sarebbe un vero peccato se la sollecitazione di Gioenzo Renzi dovesse cadere nel vuoto per i soliti pregiudizi. Peraltro le teorie economiche di Pound dovrebbero piacere alla sinistra e sono apprezzate dai grillini che hanno recuperato il discorso di Ezra Pound sull’usura.

3 – fine (le precedenti puntate: 1 e 2)

 

Gioenzo Renzi: Ezra Pound e Rimini, finestra sulla cultura mondiale

Intitolare al Poeta Ezra Pound, nel 130° anniversario della sua nascita, il Campone di Castel Sismondo, luogo congeniale per ricordare il suo legame amorevole con la storia di Rimini e l’opera monumentale dei Cantos che hanno fatto conoscere al mondo Sigismondo Malatesta, signore, condottiero e mecenate riminese. Promuovere a Rimini la costituzione del Centro Studi Ezra Pound con la designazione alla presidenza di Mary De Rachewiltz, figlia benemerita del Poeta e autorevole traduttrice dei Cantos, accalorando la partecipazione degli studiosi ed editori specializzati. Lo chiede ufficialmente da circa un mese il consigliere comunale Gioenzo Renzi, ma per ora non ha ottenuto nessuna risposta.
Tramite eventi ed incontri culturali, secondo Renzi si potrebbe far conoscere l’opera poetica e letteraria di Ezra Pound, a cominciare dai Cantos, così come il legame personale ed affettivo di Pound con Rimini e la Romagna, il ruolo importante di Pound nella letteratura del ‘900 e il suo pensiero filosofico ed economico.
“Sarebbe anche l’occasione per richiamare l’attenzione della cultura mondiale sull’opera del più grande poeta del Novecento nel suo rapporto con Sigismondo Malatesta e Rimini”, dice Renzi. Chissà se l’assessore Pulini batterà un colpo.

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