Che ne sarà di Palazzo Lettimi? Abbiamo dovuto scomodare il difensore civico regionale per ottenere una risposta dal Comune

Che ne sarà di Palazzo Lettimi? Abbiamo dovuto scomodare il difensore civico regionale per ottenere una risposta dal Comune

L'intervento del garante dei diritti e degli interessi dei cittadini nei confronti dell'amministrazione pubblica ha generato la lettera a firma del sindaco che pubblichiamo. Di fatto un riscontro alle domande poste da Salvatore de Vita, più che risposte. Soluzioni concrete non vengono indicate. Si stanno "esplorando tutte le vie, locali e nazionali, per riuscire a coagulare le importanti risorse". Vengono confermate funzioni che non si discostino dal "rigoroso ambito culturale e/o didattico". Ma il futuro di questo bene culturale resta indefinito.

Dopo avere narrato e ricordato le disavventure del negato monumento riminese, Palazzo Lettimi (qui) e delle vergognose condizioni in cui versa il suo stato, ne abbiamo pure indicato una possibile destinazione organica alle problematiche che affliggono la prestigiosa Biblioteca Gambalunga (qui).
Dando seguito al duplice problema posto da Rimini 2.0, successivamente il Consigliere Comunale Andrea Pari, con una interrogazione in Consiglio (qui), non solo ha ripercorso ed evidenziato quanto sopra espresso, ma ha pure chiesto specificatamente quali progetti vi fossero per restituire alla città un elemento significativo legato alla sua storia e alla finalità per cui le fu donato dall’antica proprietà; oltreché rendere finalmente un giusto decoro a quel sito. La risposta affidata all’assessore Morolli (qui) è stata invece debole, priva di concretezze tanto da non soddisfare il promotore dell’interrogazione né – riteniamo – tantomeno chi ha seguito questa vicenda.
Ma nel frattanto che si sono susseguiti questi fatti, anche noi in data 7 marzo abbiamo inoltrato alcune precise domande all’Amministrazione comunale all’indirizzo delle figure competenti, e vi raccontiamo la storia non semplice per ottenere una risposta ai semplicissimi quesiti quali esposti:

Al Sindaco Jamil Sadegholvaad anche in qualità di titolare della delega di Assessore alla Cultura;
All’Assessora Roberta Frisoni con delega a Urbanistica e Pianificazione del Territorio, Edilizia Privata, Rigenerazione Urbana, Politiche per la mobilità, Trasporto Pubblico Locale, Demanio, PNRR;
All’Assessore Mattia Morolli con delega ai Lavori Pubblici, Edilizia Scolastica, Transizione Digitale, Cura e Sviluppo dell’Identità dei Luoghi.

1. Quali siano le motivazioni per cui l’attuale Amministrazione non solo continua a tollerare la situazione di degrado di quel sito, ma pare non abbia definitivamente delineato progetti per risolvere quella situazione;
2. Quale sia, altresì, il motivo per cui si debba cedere il prezioso palazzo monumentale ad un ente terzo – studentato e Agenzia dogane le ipotesi sin qui circolate – peraltro di qualsivoglia natura e finalità lontano dalla originaria destinazione testamentale prevista per Palazzo Lettimi; e questo anche alla luce di un problema, di cui sono certo che sia a voi noto, relativo alla Biblioteca Gambalunga.
A questo proposito, come ben saprete, questo prestigioso Istituto soffre per una carenza di spazi sia per la conservazione del materiale librario e sia di collezioni di riviste, ma anche per la consultazione a seguito del massiccio utilizzo delle sale da parte degli studenti universitari. Non vi sarà estraneo il sapere che per il primo aspetto sono utilizzati due magazzini dislocati in vari punti della città, uno dei quali gravato da un canone d’affitto annuo di 13.000 Euro, e perciò con spesa a fondo perduto oltre a tutti i disagi del caso.
Faccio inoltre presente che il predetto palazzo, assai vicino all’attuale storica ed irremovibile sede Gambalunghiana, sarebbe perfetto sia per la sua finalità culturale, storica ma anche logistica e di praticità per la fruizione di quell’Istituto.
3. Gradirei infine sapere quale sia la finalità di utilizzo di Palazzo Lettimi individuata dall’Amministrazione comunale ed eventualmente la tempistica prevista per riconsegnare alla città di Rimini tale edificio storico-monumentale.

Nonostante trascorso un ragionevole lasso di tempo e non ottenendo alcuna risposta, in data 19 del medesimo mese abbiamo reiterato le domande che non ebbero esito neppure dopo l’ultimo sollecito del 3 aprile successivo. Ma, data l’importanza dell’argomento, non ci siamo persi d’animo. E così il 16 aprile ci siamo rivolti al Difensore Civico della Regione Emilia Romagna che, ritenuta congrua la nostra azione, il 6 giugno l’ha inoltrata al Comune di Rimini per essere esitata e con l’invito “nel termine di 30 giorni, a fornire un riscontro alla segnalazione dell’istante, ove possibile, prospettando nella risposta le soluzioni concrete che possano far fronte alle problematiche evidenziate”. Ed è – solo – così che finalmente il 21 di giugno ci è giunta una “risposta”.

Nel testo prevale lo stesso ritornello di sempre che riferisce di cose già sentite più volte, ripetute stancamente ed in minima parte già anticipate dalla risposta dell’Assessore Morolli al Consigliere Pari. Il tentativo di farne uno studentato o qualcosa di simile, interlocuzioni con la Soprintendenza per la messa in sicurezza, interventi di pulizia e propositi di progetti e per ciò che ne consegue; ancora una volta nulla di nuovo quindi, tranne l’assunto che “Tutto ciò propedeutico al successivo e più consistente progetto complessivo di rifunzionalizzazione dell’intero complesso che, in ogni caso, non potrà che vedere confermato rigorosamente il rigoroso ambito culturale e/o didattico”. Ma nel buio totale si fatica, qualora vi sia una logica, a capire come e quando il miracolo avverrà; e andiamo alle considerazioni finali.
Innanzitutto c’è da evidenziare il fatto che per ottenere una risposta su un tema importante, si sia dovuto ricorrere al Difensore Civico in antitesi alla trasparenza e al dialogo con il cittadino che dovrebbe essere prassi normale per un’Amministrazione pubblica. Ma soprattutto da chi è uso ad una certa loquacità mediatica, che costantemente non ci risparmia di raccontare cose mirabolanti che, a dire di chi le proclama, stanno investendo Rimini. In secondo luogo, ma di non meno importanza, tutta la vicenda ci evidenzia alcuni aspetti.
In verità sembra proprio che chi amministra Rimini non abbia alcuna considerazione per Palazzo Lettimi, e ciò si lo si dimostra con il fatto che nonostante i cospicui fondi di cui la città ha goduto ma utilizzati diversamente per opere anche discutibili, nulla è stato destinato in proposito. E nella confusione che avvolge la storia non si capisce, e non è stato assolutamente chiarito nel merito, il motivo per cui questo monumento lo si debba necessariamente cedere a terzi e che non si riesca ad inquadrarlo in un progetto culturale pubblico a beneficio della collettività; in un contesto in cui si inserisce anche la mancata opportunità di migliorare la gestione e fruibilità della Gambalunga. Domande irrisolte, risposte negate quando non vaghe ed insoddisfacenti, che portano alla considerazione che chi dovrebbe gestire questo tema, non sa palesemente come risolverlo; o, ancor peggio, non vuole?
In tutta questa vicenda però emerge un’unica certezza; la figura non proprio brillante resa da chi è chiamato a gestire situazioni culturali del genere, ma questo abbiamo.
Vogliamo infine doverosamente ringraziare il Difensore Civico della Regione Emilia Romagna, Istituto efficiente e fattivo come sempre dimostratosi in occasioni analoghe.

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