Un numero analogo di persone ospitate in entrambi i comuni. Così come la proprietà pubblica dell'area e il degrado che si trascinava da decenni. Ma le affinità fra i due campi nomadi finiscono qui. Perché applicando le normative vigenti in materia di ordinanze di sgombero, il primo cittadino di Ferrara con una spesa irrisoria e in un lampo, ha individuato una collocazione dignitosa per minori e adulti che vivevano in condizioni igieniche proibitive.
Da quanti anni a Rimini si trascina la vicenda del campo nomadi di via Islanda? Tanti. Gli ultimi anni, poi, sono stati occupati dagli annunci della giunta sulla chiusura di quel parcheggio degradato e sulla ricollocazione degli attuali occupanti in microaree da disseminare in varie parti del territorio, con una spesa preventivata, fra casette prefabbricate e opere connesse, intorno a mezzo milione di euro. Da un po’ di tempo, però, di questa soluzione non se ne sente più parlare, e tutto si trascina come sempre. Lo scorso marzo sbucò anche l’ipotesi, poi bruscamente fermata, di una sanatoria per tutte le abitazioni abusive esistenti di sinti e rom.
Ma c’è un caso significativo, fra l’altro molto simile a quello di Rimini, e riguarda la città di Ferrara. Il neosindaco della Lega Alan Fabbri, in due mesi ha chiuso il campo nomadi di via delle Bonifiche e sistemato le famiglie rom in modo dignitoso. Il 1 agosto scorso ha firmato l’ordinanza di sgombero e dal 30 settembre il campo risulta definitivamente sparito.
Partiamo dalle analogie con il contesto del campo di via Islanda. Qui, dal censimento svolto dal Comune di Rimini, risultavano undici nuclei familiari per un totale di 45 persone, scese in seguito a poco più di trenta. A Ferrara una decina di nuclei familiari per complessive 38 persone, di cui 12 minori (in gran numero anche a Rimini: 13 secondo il solito censimento).
Il primo cittadino di Ferrara non ha tergiversato più di tanto e non ha nemmeno provocato la rivolta dei cittadini residenti, come invece accaduto nella nostra città a seguito del lungo tira e molla sulle famose microaree (via Cupa, via Feleto, via della Lontra, via Montepulciano e via Orsoleto). Alan Fabbri ha inserito, attraverso la mediazione di Asp, con progetti abitativi, 17 persone presso strutture già adibite all’emergenza abitativa gestite da associazioni, altrettante le ha collocate in alloggi Erp disponibili utilizzando la quota del 3% per sistemazioni abitative in emergenza, 3 sono uscite dal campo beneficiando di un progetto della Regione e una persona è stata inserita in un progetto di cohousing. Fine.
Le utenze sono state intestate ai beneficiari degli alloggi che quindi dovranno farsi carico delle spese. L’amministrazione di Ferrara si accollerà 2.950 euro mensili per le spese fisse. Ci sono poi due nuclei famigliari che nel campo nomadi sgomberato abitavano all’interno di strutture in legno, le quali sono state provvisoriamente trasferite in una zona di Ferrara sotto la supervisione e la gestione di associazioni locali di volontariato. Per il trasporto di queste strutture l’amministrazione comunale ha speso 4.636 euro e poco meno di 6mila per arredarli (mobilio ed elettrodomestici rimangono di proprietà del Comune). A fronte di queste esigue risorse messe sul piatto per voltare pagina una volta per tutte, spicca il notevole dispendio di denaro pubblico finito in precedenza a favore del mantenimento del campo nomadi, e a questo proposito Alan Fabbri ha inviato una segnalazione alla Corte dei conti, postando sulla sua pagina Facebook un riepilogo dettagliato (vedi sotto): “quanto hanno speso i ferraresi per il campo nomadi gestito dalle precedenti amministrazioni”.
“In due mesi e senza l’uso della forza pubblica abbiamo chiuso un campo nomadi che esisteva da trent’anni, simbolo di degrado e di falso buonismo, dove vivevano dieci famiglie con minori, disabili e anziani in condizioni igieniche difficilissime, a rischio in termini di salute e, tra l’altro, posizionato sotto i cavi elettrici. Abbiamo ricollocato tutti i presenti, applicando le normative vigenti in materia di ordinanze di sgombero, senza corsie preferenziali e senza favoritismi e abbiamo abbattuto i costi in carico al Comune e dunque ai cittadini ferraresi per decine di migliaia di euro. In sostanza abbiamo dimostrato che con la volontà e con l’impegno, anche un problema decennale come quello della gestione dei nomadi stanziali sul territorio, che sembrava destinato a drenare per sempre risorse pubbliche senza risultati, può essere risolto”. E’ il commento del sindaco salviniano. “Durante l’applicazione dell’ordinanza, abbiamo trovato la collaborazione delle famiglie del campo che sono state preservate nella loro unità e avviate, con questo passo, ad una autonomizzazione, che parte dalle utenze che sono state attivate, nelle destinazioni assegnate, a nome dei singoli capi famiglia che si faranno carico del pagamento. Un punto importante era per noi la tutela dei minori e dei disabili, per i quali sono state individuate soluzioni idonee, mentre per quanto riguarda i percorsi scolastici dei bambini e dei ragazzi che frequentano la scuola, sono stati tutti salvaguardati”. Se si vuole, si può.
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