Il materiale delle pietre ben squadrate sembra un calcare come quello della romana porta Montanara di Ariminum e suggerisce un'età repubblicana, la forma e la grandezza delle pietre un'età imperiale avanzata.
Nella stretta tra Verucchio e Scorticata, ossia Torriana, sul fiume, dove comincia il triangolo della conoide del Marecchia che gli Etruschi e i Rimani chiamavano Ariminus, c’è un ponte romano, o meglio la parte di un arco di un ponte romano, fortemente saldata alla roccia ai piedi dei rilievi di Verucchio. Poco distante sulla stessa parete rocciosa si vedono le tracce di un altro ponte che ha preceduto quello attualmente in uso o disuso.
Il ponte romano era noto agli storici verucchiesi dei primi del ‘600, ma bisogna pur dirlo, gli addetti ai lavori lo hanno sempre trascurato. A mia conoscenza, e spero di sbagliarmi, il ponte non è mai stato studiato, fotografato, misurato, messo in pianta, graficamente ricostruito. Difficile valutarne l’età a occhio, forse le misure delle pietre e altre caratteristiche, la larghezza del passaggio, l’ampiezza dell’arco, forse qualche parte dell’attacco alla roccia, magari i resti di un’epigrafe di fondazione, o il fortunato rinvenimento di monete antiche potranno precisare l’età.
Per ora il materiale che si vede delle pietre ben squadrate, ma più piccole di quelle augustee dei ponti di San Vito e di Rimini, sembra un calcare come quello della romana porta Montanara di Ariminum, il materiale che suggerisce un’età repubblicana, la forma e la grandezza delle pietre un’età imperiale avanzata. Non è facile avvicinarsi al ponte, spesso a causa dell’acqua e della difficile discesa da una parte e dall’altra del monumento, soprattutto se si è vecchietti malfermi.
Prima della diga crollata di recente, quasi sotto il rudere romano avevano costruito una soglia di cemento armato che sbarrava il letto del fiume, non ho idea per quale motivo. Ma il Marecchia è nel fondo di un vasto catino che quando piove si riempie d’acqua che scorre sempre più veloce trascinandosi dietro grossi sassi e che, arrivata alla strettoia della conoide, fa a pezzi le dighe e i muri di cemento armato lasciandone i pezzi sul letto e sulle sue rive.
Le immagini che qui vengono pubblicate sono state scattate in due momenti diversi, le foto del ponte più vicine due anni fa.
Un ponte serve una o più strade. Questo di Ponte Verucchio, sulla destra del fiume, sotto Verucchio, doveva immettere nella misteriosa c.d. via arretina, documentata dal tempo di Cesare, mentre sulla sinistra serviva una strada che piegava verso la pianura lungo il corso fin sotto il sito dell’attuale Santarcangelo, dove doveva confluire nell’Emilia o subito sotto Monte Giove o passato l’Uso, su un ponte di cui si vedono un arco e due pilastri, nell’area del Budrio. Questa strada passava vicino alla Pieve di San Michele Arcangelo che è del secolo VI d.C. Si tratta, come si può capire, di un’area di ricerca viaria antica pressoché inesplorata.
Fotografia d’apertura: il resto dell’arco romano appoggiato alla roccia sotto Ponte Verucchio.
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